Openbit : [post n° 409126]
Congruita parcella
Riassumo in breve. Ho acquistato su carta un appartamento di circa 130 mq in corso di costruzione da parte di un'impresa. Per ridefinire gli spaz,i l'architetto che ha progettato l'immobile si è offerto "di darmi qualche consiglio" e dopo 3 incontri mi ha proposto un paio di soluzioni diverse redatte su piantine quotate ma non ancora da definirsi esecutive. Per giungere all'esecutivo compreso di punti luce e scarichi mi chiede adesso (senza aver mai fatto cenno prima all'onerosità della prestazione) 3000 euro. L'immobile è costato 300.000 euro. Chiedo se vi sembra un compenso equo.
Si, è da ritenersi un compenso equo.
Si ricordi che il professionista vive con le sue prestazioni intellettuali, l'offerta di darle consigli è palesemente a titolo oneroso, perché altrimenti sarebbe una favore, e se le fa un favore, lo chiarisce subito. si ricordi che il compenso orario di un architetto dovrebbe aggirarsi almeno sopra i 40 euro all'ora. tre incontri richiedono tempo ed impegno, e quelle due "piantine" sono frutto di altre ore di lavoro, nonchè di un monte di conoscenze che lei neppure immagina. Per giungere ad un progetto esecutivo, servono molte altre ore di tempo, e inoltre un progetto definitivo (idee vostre chiare) ed approvato su cui lavorare, altrimenti si arriva ad un esecutivo che poi è da buttare. saluti
Si ricordi che il professionista vive con le sue prestazioni intellettuali, l'offerta di darle consigli è palesemente a titolo oneroso, perché altrimenti sarebbe una favore, e se le fa un favore, lo chiarisce subito. si ricordi che il compenso orario di un architetto dovrebbe aggirarsi almeno sopra i 40 euro all'ora. tre incontri richiedono tempo ed impegno, e quelle due "piantine" sono frutto di altre ore di lavoro, nonchè di un monte di conoscenze che lei neppure immagina. Per giungere ad un progetto esecutivo, servono molte altre ore di tempo, e inoltre un progetto definitivo (idee vostre chiare) ed approvato su cui lavorare, altrimenti si arriva ad un esecutivo che poi è da buttare. saluti
Per il compenso penso anche io che sia equo. Quello che mi lascia perplesso è la modalità con cui si giunge alla sua determinazione. Mi spiego. Quando mi affidano un lavoro la prima cosa che faccio è redigere un preventivo e presentarlo al committente per fugare ogni tipo di malinteso. Invece nel mio caso si è giocato tutto sul malinteso con il presupposto, reso palese dalle parole dell'arch., che "se vi avessi detto dal primo incontro che veniva 3000 euro sareste scappati"
Non so che lavoro lei faccia, se sia dipendente o altro, ma determinare il corrispettivo delle nostre prestazioni, non è così semplice (se uno vuole essere corretto ed onesto) in quanto, se uno viene nel mio studio e mi chiede un preventivo dicendomi studia gli interni di questo immobile, mai riuscirò a farglielo, senza avere tutta una serie di informazioni, sopratutto se non conosco la persona che mi sta da parte. fare un preventivo di una prestazione professionale, non stiamo parlando di una visita medica che si apre e chiude in un unico incontro, o un paco di pasta che vi è il cartellino col prezzo sotto, bisogna capire che tipo di lavoro è chiesto, e la sua complessità, nonché il risultato richiesto, e la si fa un preventivo, che sempre in tutta onestà ancora non è detto che sia effettivamente remunerativo. personalmente non conto mai il tempo che impiego per un progetto, ma le assicuro che se lo facessi i preventivi cambierebbero e di molto. Come ha detto il collega, "se vi avessi detto dal primo incontro che veniva 3000 euro sareste scappati", e voi scappavate, lui aveva perso il cliente, e voi magari manco vi sareste posti il problema, perchè semplicemente bollato come "caro", o peggio "disonesto" mentre ora per lo meno avete compreso che il preventivo alla fine come ha detto lei, tutto sommato è equo.
In questa maniera però ho la spiacevole sensazione di aver lasciato aperto il mio portafogli e aver detto "prego, si serva pure a suo piacimento!". Sono un giurista e sono abituato al fatto che un contratto si forma con il consenso (informato) di entrambe le parti. Se mi avesse dato un preventivo in anticipo forse lo avrei definito "caro". Non avermelo mai dato e avermi portato in fondo (quando sa bene che non posso tornare indietro) me lo fa definire adesso disonesto.
"ho la spiacevole sensazione di aver lasciato aperto il mio portafogli".. non è vero, visto che il collega deve ancora svolge la prestazione perché, se prendo per buono quello da lei riportato, ha solo fatto due piantine, e non il progetto esecutivo, se lei vuole salda quanto fin d'ora fatto e amici come prima. Poi se lei ha acquistato un immobile sulla carta, non credo che il costruttore faccia modifiche a suo piacimento senza farle pagare la differenza, e allo stesso modo, se fa modifiche al progetto è comunque chiamato in causa il direttore dei lavori, per una eventuale variante.
Lei dice, riporto testualmente: "...Per giungere all'esecutivo compreso di punti luce e scarichi mi chiede adesso (senza aver mai fatto cenno prima all'onerosità della prestazione) 3000 euro..." Ciò vuol dire che ancora non è giunto agli esecutivi, non può asserire quindi che il professionista sia arrivato alla fine per chiederle il compenso, o sbaglio?
Ammetto che l’espressione “dare qualche consiglio” può suonare ambigua circa l’onerosita della cosa specie per i non addetti ai lavori. Le assicuro però che il collega sarebbe stato disonesto se le avesse presentato una parcella dopo essere arrivato davvero in fondo, perché mi creda adesso avete fatto solo qualche passo e da qui al fondo di lavoro ce ne passa.
In ogni caso quello che il professionista ha fatto finora è servito proprio per arrivare a quel consenso informato di cui lei parla, o comunque a raccogliere quelle informazioni necessarie per poterle formulare una richiesta di compenso equo.
In ogni caso quello che il professionista ha fatto finora è servito proprio per arrivare a quel consenso informato di cui lei parla, o comunque a raccogliere quelle informazioni necessarie per poterle formulare una richiesta di compenso equo.
E' esattamente quello che ho fatto: ho chiesto la parcella per quanto svolto fin d'ora che, ripeto, consiste solo in due elaborati grafici di massima. Ad oggi non ho avuto una risposta ma temo che non mi piacerà perchè la premessa dell'architetto è che "il grosso del lavoro è stato fatto".
Ha fatto bene i calcoli con la tempistica di consegna degli esecutivi all'impresa perchè ha aspettato che arrivassimo quasi a scadenza. Quindi o proseguiamo con lui o caput.
L'espressione diventa ambigua se l'architetto è il progettista dell'impresa ed è lui stesso ad accostarsi a me proponendo di darmi qualche consiglio. Per quanto riguarda la parcella temo che, anche parziale, non si discosterà molto dai 3000 euro. Di certo il rapporto di fiduci non c'è più.
continuo solo perchè lei sembra una persona posata e sufficientemente intelligente per argomentare la "nostra posizione" di tecnici, più per amore della professione che a difesa del collega, che magari ci ha approfittato, magari no, però faccio alcune osservazioni. quando un cliente chiede la parcella per il fin'ora fatto, è sempre vero che il rapporto è finito, e siccome un rapporto finito a metà, finisce sempre per mancanza di fiducia, si cerca di portare a casa il piu possibile, e dati i tempi che corrono, si chiede 5 per portare a casa 1, quando va bene, perchè quando va male perdi tutto, e poi da tecnico te la metti via, perchè se vai da un avocato per un credito di 3000 euro, non ne vale la pena. "Ha fatto bene i calcoli con la tempistica di consegna degli esecutivi all'impresa perchè ha aspettato che arrivassimo quasi a scadenza", la cosa è ovvia, raro consegnare gli esecutivi un mese prima, non ha senso nell'appalto privato. Siccome l'architetto è il progettista della palazzina, e il suo appartamento è una parte del tutto, è chiaro che gestisce meglio come crede le tempistiche di cantiere, certo io non aspetterei che lei decida come modificare il suo appartamento e lascio fermo un cantiere magari di altri 5/10/15 appartamenti, che forse han tutti acquistato sulla carta e tutti vogliono modificare. Infine, ultimo appunto, non so se sia il suo caso, ma credo di si, il progettista del palazzinaro di turno, lavora per poco, si fidi è così, e le modifiche ai progetti dei singoli appartamenti, sono un modo come un altro, forse poco onesto, per integrare la parcella del lavoro. Purtroppo il nostro mestiere è molto in crisi, sia a livello di deontologia, sia a livello economico, e glielo dico onestamente, dove si può mungere si mungere, dia colpa al sistema, dia colpa a chi vuole, ma è così, si deve arrivare a fine mese.
Grazie della fiducia. E' vero tutto quello che dice però io resto convinto che, a prescidere dalle professioni, esiste un'etica, oserei dire "umana", che va oltre il lato professionale. E a parità di capacità tecnica è forse proprio quell'aspetto umano che fa la differenza. Io rispetto il lavoro fatto e pagherò quanto richiestomi senza troppe storie. Non mi sembra che dall'altra parte sia stato rispettato il mio di lavoro.
Caro Openbit da giurista lei saprà bene che molti di noi 'clienti' sventurati non abbiamo mai visto un preventivo scritto da un avvocato anzi le dirò di più se ne avesse il nominativo la prego di farmene menzione sarà cosa molto gradita non solo a tutta la categoria ma a tutti coloro che appartengono alle varie categorie professionali e si sforzano di agire come vorrebbero essere trattati ... ! Posso affermare che la spiacevole sensazione del portafogli aperto so bene cosa voglia dire ahimè ... Pertanto mi permetto di dare il mio contributo alla valutazione della sua richiesta relativa alla parcella del collega: pare sicuramente congrua. Quindi non è questo almeno pare il caso ... per cui come professionisti sforziamoci di fare i bravi, sempre!!!
Mi discosto parzialmente dai miei colleghi. La domanda pone due quesiti, non uno solo.
1. Questione congruità parcella
Non possiamo, per quanto mi riguarda, quantificare il lavoro di un altro professionista, semplicemente perchè non conosciamo l'impegno profuso. Il solo dato dell'importo dell'acquisto dell’immobile non è sufficiente, in quanto quello è il prezzo di un immobile già completato, costruito con la progettazione dell'architetto in questione, che quindi ha già ricevuto compenso. Bisognerebbe conoscere, eventualmente, l'importo della realizzazione delle modifiche che l'architetto ha operato per la personalizzazione richiesta dal cliente per poter quantificare l'onorario in base al metodo a percentuale. In linea di massima, comunque, una progettazione ben eseguita, magari con qualche vista tridimensionale e render, può arrivare a quella cifra, certamente, ma, ripeto, sono necessari altri dati per poter comprendere a fondo quale sia stato l'onere lavorativo necessario al professionista.
2. Questione preventivo
Ho letto qualcuno che giustificava la mancanza del preventivo con il rischio che, una volta conosciuto l'importo della prestazione, il cliente sarebbe scappato. Scusate ma rimango senza parole, e ritengo sia un atteggiamento profondamente scorretto. Qualche volta bisognerebbe mettersi dalla parte del cliente, che non conosce quali siano i metodi di calcolo di una parcella e quindi può rimanere anche parecchio spiazzato, e, direi, anche giustamente. Lo dico perchè a me è capitato con un avvocato, la cui parcella ritenevo esagerata ed ingiustificata, soprattutto alla luce del fatto che non era stato fatto un preventivo che mi consentisse di conferire o meno l'incarico ( la questione è più complessa, ma evito di annoiarvi).
Purtroppo il preventivo, all'epoca dell'inizio della causa, circa 15 anni fa, non era obbligatorio, ma, vi faccio presente, che, invece, adesso lo è.
Fatte queste doverose premesse, per quanto mi riguarda l’architetto era tenuto a redigere un preventivo in forma scritta e a farlo firmare insieme, ovviamente, alla lettera di incarico, anch’essa obbligatoria (codice deontologico). Ovviamente il lavoro è stato fatto, quindi è giusto che Lei paghi, ma questo La mette nella condizioni di contestare la parcella perchè, per l'appunto, non preventivata. Tra l’altro, da quanto capisco, non è stato conferito nessun incarico in maniera ufficiale. Quello che posso consigliarle è, quindi, di far presente quanto evidenziato all'architetto e giungere ad una mediazione. Se, poi, da come leggo, ci sarà un seguito per esecutivi e quant’altro, allora pretenda un preventivo scritto ed una lettera d’incarico, il che metterà entrambi in una condizione di trasparenza non più interpretabile.
1. Questione congruità parcella
Non possiamo, per quanto mi riguarda, quantificare il lavoro di un altro professionista, semplicemente perchè non conosciamo l'impegno profuso. Il solo dato dell'importo dell'acquisto dell’immobile non è sufficiente, in quanto quello è il prezzo di un immobile già completato, costruito con la progettazione dell'architetto in questione, che quindi ha già ricevuto compenso. Bisognerebbe conoscere, eventualmente, l'importo della realizzazione delle modifiche che l'architetto ha operato per la personalizzazione richiesta dal cliente per poter quantificare l'onorario in base al metodo a percentuale. In linea di massima, comunque, una progettazione ben eseguita, magari con qualche vista tridimensionale e render, può arrivare a quella cifra, certamente, ma, ripeto, sono necessari altri dati per poter comprendere a fondo quale sia stato l'onere lavorativo necessario al professionista.
2. Questione preventivo
Ho letto qualcuno che giustificava la mancanza del preventivo con il rischio che, una volta conosciuto l'importo della prestazione, il cliente sarebbe scappato. Scusate ma rimango senza parole, e ritengo sia un atteggiamento profondamente scorretto. Qualche volta bisognerebbe mettersi dalla parte del cliente, che non conosce quali siano i metodi di calcolo di una parcella e quindi può rimanere anche parecchio spiazzato, e, direi, anche giustamente. Lo dico perchè a me è capitato con un avvocato, la cui parcella ritenevo esagerata ed ingiustificata, soprattutto alla luce del fatto che non era stato fatto un preventivo che mi consentisse di conferire o meno l'incarico ( la questione è più complessa, ma evito di annoiarvi).
Purtroppo il preventivo, all'epoca dell'inizio della causa, circa 15 anni fa, non era obbligatorio, ma, vi faccio presente, che, invece, adesso lo è.
Fatte queste doverose premesse, per quanto mi riguarda l’architetto era tenuto a redigere un preventivo in forma scritta e a farlo firmare insieme, ovviamente, alla lettera di incarico, anch’essa obbligatoria (codice deontologico). Ovviamente il lavoro è stato fatto, quindi è giusto che Lei paghi, ma questo La mette nella condizioni di contestare la parcella perchè, per l'appunto, non preventivata. Tra l’altro, da quanto capisco, non è stato conferito nessun incarico in maniera ufficiale. Quello che posso consigliarle è, quindi, di far presente quanto evidenziato all'architetto e giungere ad una mediazione. Se, poi, da come leggo, ci sarà un seguito per esecutivi e quant’altro, allora pretenda un preventivo scritto ed una lettera d’incarico, il che metterà entrambi in una condizione di trasparenza non più interpretabile.
Esattamente. Io non metto in dubbio la parcella perchè non sono in grado di quantificarla. Metto in dubbio le modalità con cui si è arrivati a propormela. Per la prossima volta mi comporterò in modo diverso.
magari il collega non sarà stato correttissimo, è possibile (anche se bisognerebbe sentire l'altra campana), però anche lei poteva chiedergli quanto voleva, o no?
di solito, quando si acquista sulla carta, nel contratto c'è scritto se le modifiche, e fino a che entità, sono incluse e quando invece sono escluse e soggette a parcella a parte.
Applausi per Arko.
La trasparenza e la correttezza verso il committente è parte integrante della deontologia professionale.
Dirò di più, teoricamente senza lettera d'incarico la committenza potrebbe tranquillamente non pagare il lavoro svolto finora e ne avrebbe tutte le ragioni.
Venendo ad altri interventi la logica di mungere dove si può mungere non la giustifico assolutamente.
Che la committenza possa non avere coscienza del lavoro implicato dietro ad una prestazione e quindi ritenere una parcella non congrua è nell'ordine delle cose, onere del professionista è anche spiegare la parcella ed il perchè di determinati costi.
E' chiaro che in questo discorso rientra anche la serietà e correttezza della committenza. Mi sono capitati vari lavori in cui mi è stato commissionato e saldato il preliminare e poi la parte esecutiva compresa pratica edilizia e dl è stata affidata al classico tecnicuccio di paese con i risultati che lascio immaginare.
Ma è un discorso di missmatch di domanda ed offerta, di una mancata efficacia nella comunicazione da parte nostra del valore aggiunto che possiamo garantire nell'esecuzione delle opere e dall'altra di furbizia che la committenza pensa di avere per risparmiare i 1000€.
Sottolineo, a scanso di qualunque equivoco, che quest'utlima parte del reply non è riferita a lei specificamente Openbit, non la conosco e non mi permetterei mai di darle del "furbo", è una riflessione generale sulla professione e sui rapporti che si innescano o meglio possono innescarsi con la committenza.
Sulla congruità o meno della parcella concordo ancora con Arko, non è possibile definire, con le informazioni che abbiamo se si congrua o meno e, aggiungo, deontologicamente non mi sembra neanche corretto dare giudizi su un collega per quanto anonimo.
La trasparenza e la correttezza verso il committente è parte integrante della deontologia professionale.
Dirò di più, teoricamente senza lettera d'incarico la committenza potrebbe tranquillamente non pagare il lavoro svolto finora e ne avrebbe tutte le ragioni.
Venendo ad altri interventi la logica di mungere dove si può mungere non la giustifico assolutamente.
Che la committenza possa non avere coscienza del lavoro implicato dietro ad una prestazione e quindi ritenere una parcella non congrua è nell'ordine delle cose, onere del professionista è anche spiegare la parcella ed il perchè di determinati costi.
E' chiaro che in questo discorso rientra anche la serietà e correttezza della committenza. Mi sono capitati vari lavori in cui mi è stato commissionato e saldato il preliminare e poi la parte esecutiva compresa pratica edilizia e dl è stata affidata al classico tecnicuccio di paese con i risultati che lascio immaginare.
Ma è un discorso di missmatch di domanda ed offerta, di una mancata efficacia nella comunicazione da parte nostra del valore aggiunto che possiamo garantire nell'esecuzione delle opere e dall'altra di furbizia che la committenza pensa di avere per risparmiare i 1000€.
Sottolineo, a scanso di qualunque equivoco, che quest'utlima parte del reply non è riferita a lei specificamente Openbit, non la conosco e non mi permetterei mai di darle del "furbo", è una riflessione generale sulla professione e sui rapporti che si innescano o meglio possono innescarsi con la committenza.
Sulla congruità o meno della parcella concordo ancora con Arko, non è possibile definire, con le informazioni che abbiamo se si congrua o meno e, aggiungo, deontologicamente non mi sembra neanche corretto dare giudizi su un collega per quanto anonimo.
FranzArch, sono d'accordo con lei anche dal punto di vista della committenza. Lo ammetto, sono stato ingenuo a non chiedere un preventivo a priori e su quanto stabilito non mi pronuncio.
ArchiFra, l'impresa mi concede tutte le modifiche che voglio e poi mi quantificherà la differenza da capitolato. Qui invece parliamo del compenso dell'architetto (esterno all'impresa) per progettare le modifiche.
ArchiFra, l'impresa mi concede tutte le modifiche che voglio e poi mi quantificherà la differenza da capitolato. Qui invece parliamo del compenso dell'architetto (esterno all'impresa) per progettare le modifiche.