buongiorno a tutti,
mia figlia 29enne dopo diverse esperienze in importanti studi internazionali (attualmente a Londra) non riesce a reggere i ritmi imposti da questi mega studi che le impongono orari massacranti quasi sempre estesi anche al week end. Vorrebbe quindi cambiare ma non ha le idee chiare in proposito (FORSE LA PROFESSIONE DI ARCHITETTO NON FA PER LEI) e quindi vi chiedo un consiglio su possibili alternative professionali con una laurea magistrale in architettura ed un ottimo cv e portfolio
ormisda : [post n° 444754]
Un papà cerca consiglio
Sono certa che non manchino in Inghilterra realtà più piccole e tranquille, se vuole restare all'estero (cosa che le consiglierei caldamente).
Le faccio il mio esempio, sono architetto, vivo in Francia, e lavoro per una società che fa della promotion immobilière, da dipendente, con orari d'ufficio tranquillissimi e stipendio più che dignitoso. E a me che non amo la libera professione, francamente va benissimo così.
In definitiva, deve essere lei, che è sul campo, a sondare le strade possibili.
Le faccio il mio esempio, sono architetto, vivo in Francia, e lavoro per una società che fa della promotion immobilière, da dipendente, con orari d'ufficio tranquillissimi e stipendio più che dignitoso. E a me che non amo la libera professione, francamente va benissimo così.
In definitiva, deve essere lei, che è sul campo, a sondare le strade possibili.
caro Papà abbiamo avuto tutti 29 anni e siamo stati tutti alla ricerca della nostra strada, le dica di seguire il saggio consiglio di chi mi ha preceduto. Se potessi tornare indietro all'età di sua figlia non ha idea di quanta gente manderei a quel paese ancora prima di dargli la possibilità di chiedermi di lavorare anche nel WE. Ma in fondo la vita è bella anche per questo, basta non perseverare . In bocca al lupo
una curiosità ....da quanto tempo si trova a Londra in questo studio? Credo che non solo a Londra ma anche qui in Italia ci sono e ci sono sempre state realtà come quella in cui si trova sua figlia.
Le posso assicurare che io all'inizio della mia carriera, ho avuto la fortuna di lavorare in uno studio di medie dimensioni ma che faceva progetti interessanti e collaborava con studi stranieri. Uscivo di casa alle 8.30 per rientrare alle 21. Non lavoravamo nei we ma lavoravamo tanto, però l'ambiente era molto piacevole e a quell'età non mi pesava...sicuramente è tutta esperienza...ma la serenità sul posto di lavoro è fondamentale. Secondo me si deve solo guardare intorno e ci sono alternative ugualmente gratificanti. In bocca al lupo!
Le posso assicurare che io all'inizio della mia carriera, ho avuto la fortuna di lavorare in uno studio di medie dimensioni ma che faceva progetti interessanti e collaborava con studi stranieri. Uscivo di casa alle 8.30 per rientrare alle 21. Non lavoravamo nei we ma lavoravamo tanto, però l'ambiente era molto piacevole e a quell'età non mi pesava...sicuramente è tutta esperienza...ma la serenità sul posto di lavoro è fondamentale. Secondo me si deve solo guardare intorno e ci sono alternative ugualmente gratificanti. In bocca al lupo!
Mi unisco nell'accorato suggerimento dato dai colleghi che mi hanno preceduto. Qualsiasi scelta è accettabile per perseguire la serenità e l'equilibrio psichico ed emotivo (il lavoro non può e non deve rovinare una vita ed un cervello), ma possibilmente restando fuori confine. Gli scenari possibili sono molteplici. Stessa nazione, ma realtà professionali più piccole, studi strutturati ma più orientati ad un contesto lavorativo a misura d'uomo (o di donna), nazioni diverse con concezione differente della vita e della professione (i primi che mi vengono in mente sono i paesi nordici).
Tutto ciò premesso, tenendo in debita considerazione che l'esperienza estera e londinese, teoricamente positivamente spendibile ed apprezzabile in altri paesi, con buona probabilità, nel nostro mercato del lavoro, sarebbe qualcosa di ignorato o peggio, mal visto. Caso mai servissero ulteriori motivazioni per "fanculizzare" il nostro bel paese, nonchè gli sfruttatori londinesi.
Tutto ciò premesso, tenendo in debita considerazione che l'esperienza estera e londinese, teoricamente positivamente spendibile ed apprezzabile in altri paesi, con buona probabilità, nel nostro mercato del lavoro, sarebbe qualcosa di ignorato o peggio, mal visto. Caso mai servissero ulteriori motivazioni per "fanculizzare" il nostro bel paese, nonchè gli sfruttatori londinesi.
Fondamentalmente trovo sbagliato valutare una professione in base all'impegno e al livello di stress che essa impone, soprattutto la nostra. Trovo indispensabile invece ragionare su quanto possa essere appagante svolgere il proprio lavoro, da tutti i punti di vista (economico, morale, umano.....). E' questo che fa la differenza. La professione dell'architetto (quello vero) è fatta così, da sempre, consegne improrogabili con scadenza il lunedi che ti impegnano tutto il weekend, imprevisti da risolvere seduta stante in cantiere, casalinghe disperate che per scegliere il colore della cucina ti chiamano per una settimana intera cambiando idea ogni volta, sopportare assunzioni di responsabilità enormi ad ogni firma che si appone ai progetti...... E questo, lo sapete bene, vale da Renzo Piano all'ultimo arch. Brambilla di provincia, da Vitruvio all'architetto digitale del 2040.
A 29 anni, se si ha la passione nel voler fare l'architetto (quello vero), bisogna mettere in conto che qualche anno di gavetta, che significa guadagnare poco, fare orari assurdi, ritmi stressanti, è indispensabile per poter crescere, formarsi e intraprendere poi la libera professione per la propria strada, che probabilmente sarà poi più stressante e meno remunerativa della tanto odiata gavetta.
Le alternative per strade più semplici sono:
- assunzione in ufficio tecnico comunale (zero stress, lavoro assicurato)
- insegnamento (medio stress, lavoro instabile finchè non si è di ruolo)
- libera professione in proprio (medio alto stress, lavoro molto instabile, piccoli incarichi poco pagati)
- qualsiasi altro impiego......
A 29 anni, se si ha la passione nel voler fare l'architetto (quello vero), bisogna mettere in conto che qualche anno di gavetta, che significa guadagnare poco, fare orari assurdi, ritmi stressanti, è indispensabile per poter crescere, formarsi e intraprendere poi la libera professione per la propria strada, che probabilmente sarà poi più stressante e meno remunerativa della tanto odiata gavetta.
Le alternative per strade più semplici sono:
- assunzione in ufficio tecnico comunale (zero stress, lavoro assicurato)
- insegnamento (medio stress, lavoro instabile finchè non si è di ruolo)
- libera professione in proprio (medio alto stress, lavoro molto instabile, piccoli incarichi poco pagati)
- qualsiasi altro impiego......
si ivodivo, questo non sta scritto da nessuna parte ed è la solita solfa che ti propinano i datori di lavoro quando hanno bisogno di qualcuno da sfruttare, ma andiamo avanti, a mio avviso l'ordine delle priorità è il seguente:
1) valutare prima di tutto qual'è il tipo di lavoro che fa per te
2) scegliere dove imparare a farlo
3) essere disposti a fare sacrifici per imparare il mestiere
4) non essere mai disponibile alla sottomissione psicologica da parte dei datori di lavoro
1) valutare prima di tutto qual'è il tipo di lavoro che fa per te
2) scegliere dove imparare a farlo
3) essere disposti a fare sacrifici per imparare il mestiere
4) non essere mai disponibile alla sottomissione psicologica da parte dei datori di lavoro
Ponteggiroma non capisco il tono polemico.... I punti 1 2 e 3 sintetizzano gli stessi concetti che ho cercato di esprimere io... Probabilmente mi sono spiegato male. Il punto 4 è talmente scontato che chi sente l'esigenza di sottolinearlo fa sospettare di averne subito personalmente gli effetti negativi....
ivodivo sai che la professione di architetto è fatta anche di altro? Sai che si può fare l'architetto....quello vero....anche non lavorando per le casalinghe disperate? Anzi c'è chi vive lavorando per altri tipi di progetti....con consegne comunque frenetiche ma col tempo si impara a domare questi clienti frettolosi e a farsi pagare....fidati....si può!! Facendo un lavoro di qualità e gratificante....dopo aver fatto la gavetta è vero....ma con il piacere di fare il proprio lavoro...