Buongiorno, un architetto ha effettuato un rilievo dello stato di fatto totalmente errato. Si parla di una decina di centimetri per stanza. Me ne accorgo solo ora, con il mobiliere e di fatto questo mi costa la realizzazione di alcuni mobili su misura e di nuovo studio del mobilio della casa, in quanto, essendo piccola, avevamo studiato tutto al millimetro.
Inoltre grazie all'impresa che ha insistito per effettuare un assaggio l'architetto si è reso conto di non poter realizzare dei punti acqua dove li aveva previsti, dunque ha rivoluzionato la pianta facendo perdere gran tempo. L'architetto ha eseguito anche la direzione lavori senza mai presentarsi sul luogo. Non ha eseguito il deifnitivo dell'impianto elettrico, che gli è stato girato dal mobiliere. Posso estrometterlo da questa ultima e non finire di saldargli il dovuto? Grazie a chi potrà essermi d'aiuto.
Roby : [post n° 486818]
Rilievo iniziale errato
Buongiorno, le regole d'ingaggio tra cliente e professionista devono essere stabilite in un contratto d'incarico professionale (scrittura tra privati) in cui si stabiliscono incarichi professionali, importi e modalità di pagamento, e penali in caso vicendevoli mancanze. Il tutto deve essere controfirmato dalle parti prima dell' inizio dell' incarico. Il documento è necessario anche per definire le competenze tra cui di solito per la figura dell' architetto non ricade la responsabilità del progetto elettrico definitivo. Approfitto per ricordare che trattasi di lavoro d'opera intellettuale per cui la regola "è sbagliato non pago" è pratica diffusa e poco corretta: sarà cura di un buon professionista correggere i propri errori. Se passasse la regola per una pizzeria, quanti clienti prenderebbero la scusa della pizza poco cotta per non pagare?
Fermo restando che quanto "dovuto" deve essere preventivamente concordato e specificamente elencato nella lettera di incarico e nel preventivo dettagliati (sempre necessari), e fermo restando altresì che le "mancanze" vanno sempre dimostrate (non è questa la sede), può sempre ricorrere all'ordine di appartenenza del professionista per la valutazione di specie.
Buonasera River B,
Nel momento in cui io sbaglio a fare una fornitura ad un cliente ci rimetto. Il pizzaiolo sbaglia a fare la pizza, questa viene sostituita.
Detto ciò, aver sbagliato il rilievo iniziale, dove il 10% di errore non è ammesso come invece lo è per lo stato di progetto, comporta dover realizzare mobilio su misura. L'errore del professionista a me costa caro e amaro. Ci devo rimettere io? Non mi sembra corretto. Secondo punto: una direzione lavori, che dovrebbe tutelare il committente, senza mai essersi presentato in cantiere non è una direzione lavori tutelativa. Non trova?
Nel momento in cui io sbaglio a fare una fornitura ad un cliente ci rimetto. Il pizzaiolo sbaglia a fare la pizza, questa viene sostituita.
Detto ciò, aver sbagliato il rilievo iniziale, dove il 10% di errore non è ammesso come invece lo è per lo stato di progetto, comporta dover realizzare mobilio su misura. L'errore del professionista a me costa caro e amaro. Ci devo rimettere io? Non mi sembra corretto. Secondo punto: una direzione lavori, che dovrebbe tutelare il committente, senza mai essersi presentato in cantiere non è una direzione lavori tutelativa. Non trova?
Svolgo attività specialistica di progettazione in ambito restauro e riqualificazione dell'esistente da 20 anni, pertanto sò bene di cosa parliamo.
Vorrei precisare che l'errore attribuito deve essere riferito ad un progetto ESECUTIVO, non ad un definitivo (che ha una scala di approssimazione di 1:100) nè tantomeno ad un progetto di massima.
Tanto per chiarire: l'elaborato contenuto nella pratica autorizzativa, nè tantomeno quello catastale, rappresentano progetti validi ai fini della realizzazione delle opere edili, figuriamoci elementi di dettaglio.
In ogni caso il falegname (ivi compresi i fornitori di cucine ed altro mobilio) nella prassi consolidata si prende le misure dal vero e non si basa solo sul progetto ARCHITETTONICO che configura semmai una indicazione di "layout" e non può rappresentare tutte le incertezze del contesto reale per convenzione di rappresentazione e di scala metrica...sempreché appunto non sia stato commissionato un progetto di dettaglio esecutivo, in quel caso non può esserci errore di "decine di cm".
Rimane sicuramente improprio l'atteggiamento del tecnico che non ha presidiato nella direzione lavori (sempreché questa gli sia stata commissionata), ma che tuttavia non è tutelativa del committente in sè (l'impresa e fornitori sono responsabili in proprio) bensì degli aspetti tecnico-amministrativi dell'intervento (rispondenza al progetto, alle autorizzazioni, al capitolato ed alle prescrizioni normative).
Per inciso non vi sono attività implicite o dovute, ma solo quelle risultanti dall'incarico sottoscritto ed accettato dalle parti.
lungi da mè difendere a spada tratta peraltro senza avere nemmeno contezza dell'altra versione dei fatti, ma non capisco in cosa dovrebbe consistere l'errore se la situazione di fatto non consente comunque un arredo standard: se parliamo di RILIEVO, stà a significare che le dimensioni degli ambienti interessati sono preesistenti e pertanto il ricorso a mobilio su misura permarrebbe anche in assenza di "errore".
Vorrei precisare che l'errore attribuito deve essere riferito ad un progetto ESECUTIVO, non ad un definitivo (che ha una scala di approssimazione di 1:100) nè tantomeno ad un progetto di massima.
Tanto per chiarire: l'elaborato contenuto nella pratica autorizzativa, nè tantomeno quello catastale, rappresentano progetti validi ai fini della realizzazione delle opere edili, figuriamoci elementi di dettaglio.
In ogni caso il falegname (ivi compresi i fornitori di cucine ed altro mobilio) nella prassi consolidata si prende le misure dal vero e non si basa solo sul progetto ARCHITETTONICO che configura semmai una indicazione di "layout" e non può rappresentare tutte le incertezze del contesto reale per convenzione di rappresentazione e di scala metrica...sempreché appunto non sia stato commissionato un progetto di dettaglio esecutivo, in quel caso non può esserci errore di "decine di cm".
Rimane sicuramente improprio l'atteggiamento del tecnico che non ha presidiato nella direzione lavori (sempreché questa gli sia stata commissionata), ma che tuttavia non è tutelativa del committente in sè (l'impresa e fornitori sono responsabili in proprio) bensì degli aspetti tecnico-amministrativi dell'intervento (rispondenza al progetto, alle autorizzazioni, al capitolato ed alle prescrizioni normative).
Per inciso non vi sono attività implicite o dovute, ma solo quelle risultanti dall'incarico sottoscritto ed accettato dalle parti.
lungi da mè difendere a spada tratta peraltro senza avere nemmeno contezza dell'altra versione dei fatti, ma non capisco in cosa dovrebbe consistere l'errore se la situazione di fatto non consente comunque un arredo standard: se parliamo di RILIEVO, stà a significare che le dimensioni degli ambienti interessati sono preesistenti e pertanto il ricorso a mobilio su misura permarrebbe anche in assenza di "errore".
ammetterà pure che noi stiamo sentendo solo una campana, capisco bene il suo rancore, ma per avviare una discussione "seria" è necessario, come minimo, sentire le versioni di entrambe le parti.
Buongiorno gentile archspf,
L'errore di rilievo è stato riportane nelle piante di progetto esecutivo, date poi all'impresa. Le camere sono state rimpicciolite per dare spazio ad un altro ambiente. Con le misure errate dell'architetto avremmo potuto inserire mobilio standard (vedi due letti standard da 2 metri - con il muro portante inclinato, di cui il professionista non si è accorto, non ci stanno neanche 2 letti da 190) . Purtroppo il professionista non si è accorto che un muro portante, non modificato ovviamente dall' impresa, ha una gradazione diversa, dunque si muove "chiudendo" le stanze, col risultato che nelle camere mi ritrovo tra i 9 e i 15 centimetri in meno, cosa che mi porta a realizzare parte del mobilio su misura. Se si fosse accorto di questo non avremmo detto lui di rimpicciolire come da sua idea le camere, dato che sarebbe saltato fuori che non avremmo potuto usare mobilio standard.
L'errore di rilievo è stato riportane nelle piante di progetto esecutivo, date poi all'impresa. Le camere sono state rimpicciolite per dare spazio ad un altro ambiente. Con le misure errate dell'architetto avremmo potuto inserire mobilio standard (vedi due letti standard da 2 metri - con il muro portante inclinato, di cui il professionista non si è accorto, non ci stanno neanche 2 letti da 190) . Purtroppo il professionista non si è accorto che un muro portante, non modificato ovviamente dall' impresa, ha una gradazione diversa, dunque si muove "chiudendo" le stanze, col risultato che nelle camere mi ritrovo tra i 9 e i 15 centimetri in meno, cosa che mi porta a realizzare parte del mobilio su misura. Se si fosse accorto di questo non avremmo detto lui di rimpicciolire come da sua idea le camere, dato che sarebbe saltato fuori che non avremmo potuto usare mobilio standard.
Grazie per la spiegazione che conferma, in parte, i timori iniziali ovvero che ci si aspettava qualcosa di diverso dal "progetto architettonico", non potendo ovviamente avere contezza di cosa debba essere rappresentato e soprattutto di cosa sia rilevante: l'esecutivo architettonico serve come "guida" per l'esecuzione di opere EDILIZIE ed IMPIANTISTICHE , nonchè per l'indicazione degli schemi di posa/finiture ecc. L'intervento a cui si riferisce non rientra in ogni caso nel campo della "manifattura di precisione" (tipo dell'orafo o della gioielleria per intenderci) dal momento che la stessa esecuzione è suscettibile di incertezze e di "errore", normalmente tollerate, entro certi ragionevoli limiti.
Dunque a meno che non sia stato commissionato un progetto di dettaglio riguardo l'arredo (parlando in ogni caso di "progetto costruttivo" peraltro, e non di esecutivo, ove anche la semplice scala di misura si quantifica in mm e non più centimetri), "deviazioni" e "sottosquadri", rientrano nella normalità del contesto in cui opera l'attività svolta dal tecnico.
Torna, in senso generale, il discorso che se l'errore si riferisce ad una conseguenza esecutiva dovuta al progetto, è una cosa, l'altra è che la consistenza del manufatto siano preesistenti e permanenti e non dunque attribuibili ad un errore di progetto: certo è che il dato riportato, se confermato (incertezza tra i 9 e i 15 cm per stanza) appare allarmante e solleva quantomeno dubbi sull'esposizione dei fatti. Discostamenti dell'ordine del 2% delle misure complessive sono il livello di precisione generalmente accettabile, salvo che il contesto non debba giustificare attenzioni particolari (es. opere di restauro dove si arriva a scale di rappresentazione di particolari anche oltre la misura reale).
L'architettura tuttavia non si costruisce attorno al mobilio, bensì è l'esatto contrario: è l'arredo che semmai si adatta alle esigenze che sono prima di tutto spaziali/compositive e funzionali/tecniche.
Si parla poi di "stanze rimpicciolitte", alludendo verosimilmente allo spostamento di tramezzi: chi ce lo dice che non sia stata l'impresa a non aver rispettato le misure (anche in termini di spessori)?
Capirà che in questa sede non potrà trovare che opinioni generali e non specifiche sul suo caso.
Dunque a meno che non sia stato commissionato un progetto di dettaglio riguardo l'arredo (parlando in ogni caso di "progetto costruttivo" peraltro, e non di esecutivo, ove anche la semplice scala di misura si quantifica in mm e non più centimetri), "deviazioni" e "sottosquadri", rientrano nella normalità del contesto in cui opera l'attività svolta dal tecnico.
Torna, in senso generale, il discorso che se l'errore si riferisce ad una conseguenza esecutiva dovuta al progetto, è una cosa, l'altra è che la consistenza del manufatto siano preesistenti e permanenti e non dunque attribuibili ad un errore di progetto: certo è che il dato riportato, se confermato (incertezza tra i 9 e i 15 cm per stanza) appare allarmante e solleva quantomeno dubbi sull'esposizione dei fatti. Discostamenti dell'ordine del 2% delle misure complessive sono il livello di precisione generalmente accettabile, salvo che il contesto non debba giustificare attenzioni particolari (es. opere di restauro dove si arriva a scale di rappresentazione di particolari anche oltre la misura reale).
L'architettura tuttavia non si costruisce attorno al mobilio, bensì è l'esatto contrario: è l'arredo che semmai si adatta alle esigenze che sono prima di tutto spaziali/compositive e funzionali/tecniche.
Si parla poi di "stanze rimpicciolitte", alludendo verosimilmente allo spostamento di tramezzi: chi ce lo dice che non sia stata l'impresa a non aver rispettato le misure (anche in termini di spessori)?
Capirà che in questa sede non potrà trovare che opinioni generali e non specifiche sul suo caso.