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Non è che una questione di forme. Forme che avvolgono uno spazio e forme che sono avvolte da una funzione. In fondo lo è sempre stato. Si tratta di dar respiro a una funzione, racchiuderla in uno spazio e farle indossare l'abito più adatto. È ciò che si fa, quando si tenta di realizzare un'architettura. Come la perfetta imperfezione racchiusa nel peccato originale che si è consumato nell'eden dell'architettura, l'effimero è architettura quando dà corpo ai gusti e alle tendenze, riesce a cristallizzarle confezionando per loro una forma.

È l'effimero perché vetrina del tempo che passa, delle tendenze che investono spazio e tempo e chi li percorre. Effimero da un lato e architettura dall'altro. Imperfezione e perfezione, ricettori delle città che cambiano e che si mettono in vetrina. "Abitando i corpi" l'uno, "vestendo i luoghi" l'altra. L'architettura è concetto e funzione.

Sarto dello spazio è chi si pone come interprete di architettura. Quando ha tra le mani una stoffa deve immediatamente capirne la grammatura, il peso e come potrebbe cadere sul corpo che andrà ad abitare. Tagliare, imbastire, cucire. Per poi ricamare, plissettare, increspare e stirare lo spazio. Non uno spazio inamidato. Non uno spazio infeltrito. Non uno spazio scolorito o ristretto. Piuttosto forme inattese nel contrasto fra linea e volume, fra esterno e interno, fra pieni e vuoti, che concorrono a definirlo.

Come le architetture sono vestiti strutturali concepiti per lo spazio e sullo spazio, cosi gli abiti sono architetture tessili concepite per il corpo e sul corpo. Solo spazio e corpo possono dare loro vita.

L'architettura è stoffa nelle mani esperte di un sarto dello spazio. Saperlo vestire è la sua arte.

Francesca Pollicini 15.07.1984