Manifesto dell'architettura eteronoma
di Matteo Belfiore
"Credo nell'eteronomia dell'architettura, nella sua necessaria dipendenza dalle circostanze che la producono, nel suo intrinseco bisogno di essere in sintonia con la storia, con le vicende e le aspettative degli individui e dei gruppi sociali, coi ritmi arcani della natura" 1.
L'aggettivo eteronomo indica per definizione la dipendenza dall'altro. Negli ultimi anni è comparso in alcuni testi critici per sottolineare la correlazione tra l'architettura e le altre discipline che in molti casi diventano fonte di ispirazione per l'architettura stessa.
"Nel campo dell'architettura il tempo della sua storia è diacronico, mentre quello della progettazione e costruzione di una fabbrica è sincronico. L'architetto agisce in contemporaneità con gli eventi sia autonomi che eteronomi, nel confronto con l'opera altrui, nella più flagrante attualità socioculturale". 2 Effettuando una distinzione tra "causalità autonoma (opera che genera opera) e causalità eteronoma (contingenze che generano opere)" Renato De Fusco codifica quelli che sono i due principali approcci alla creazione di un'opera di architettura. Il Rinascimento è probabilmente la prima vera culla dell'architettura eteronoma. In questo periodo nascono personaggi poliedrici come Leonardo da Vinci, sintesi di tutte le conoscenze del tempo, ed opere di grande complessità come la cupola di Santa Maria del Fiore del Brunelleschi, sintesi si tutte le arti.
Come si è visto l'eteronomia dell'architettura non è quindi un innovazione contemporanea. Qual è dunque la novità apportata dai nuovi linguaggi? Le nuove tecnologie hanno originato inedite forme di comunicazione e quindi nuovi stimoli. La sovrabbondanza e l'estrema accessibilità delle informazioni hanno cambiato l'uomo comune e di riflesso la figura dell'architetto. Individui dotati di cultura eterogenea sono oggi all'ordine del giorno. La teoria della convergenza in ambito tecnologico, elaborata da Nicholas Negroponte, aveva previsto che un numero sempre più alto di dispositivi confluissero in un unico apparecchio: l'iPhone di Apple è l'esito attuale di questo percorso. Lo stesso fenomeno si può leggere nell'architettura. Dal punto di vista della composizione - paragonabile al software di un apparecchio elettronico - accade che le discipline di dominio del progettista convergano nel progetto. Dal punto di vista tecnologico - paragonabile invece all'hardware - accade che l'edificio si configuri sempre più come un insieme di sistemi in grado di coprire tutte le esigenze dei fruitori. Si pensi ad esempio alla domotica, che permette alla costruzione di reagire e di adeguarsi alle variazioni climatiche a alle esigenze degli utenti.
La Fabbrica Ricola a Mulhouse, realizzata nel 1993 su progetto di Herzog & De Meuron, è una delle opere paradigmatiche dell'architettura eteronoma. Per realizzare la facciata viene utilizzata una tecnica di derivazione fotografica chiamata silk screen print. Ancora, nella Torre dei venti a Yokohama Toyo Ito fonde l'architettura con l'informatica realizzando un ibrido che reagisce alle condizioni meteorologiche.
"Oggi non ha senso alcuno "aggiungere' opere d'arte all'architettura: l'espressione architettonica risiede anzitutto nelle relazioni immateriali con i contesti" 3. Anche l'arte, tra le tante discipline del sapere, è uno di questi possibili contesti in grado di interagire con in progetto fornendogli nuovi stimoli. Come la società, anche l'architettura è globalizzata. Come nell' International Style i riferimenti non sono più solo quelli locali, ma l'intero atlante delle architetture contemporanee. E se non bastano i riferimenti alle architetture globali, perché non cercarli nelle altre discipline? Google è il condensato della onniscienza. Qui si trovano riferimenti, ispirazioni, materiali, tutto.
Ma c'è una controindicazione. Il gradimento degli edifici si consuma rapidamente in maniera molto simile a quanto accade per la moda, con la differenza che l'edificio ha un peso ed un costo nettamente superiore. Nei progettisti contemporanei traspare la coscienza della provvisorietà delle proprie opere, come emerge dalle parole di Toyo Ito: "Se dovessi rappresentare i valori di una società in un determinato periodo, preferirei comunicarli con un'architettura provvisoria, che sia legata a quel momento. Ciò non significa che quando progetto penso a durate molto limitate; so invece che quando una mia architettura scompare non provo alcun rimpianto" 4. La conseguenza sul tessuto urbano è dilaniante: le città si trasformano con una rapidità mai riscontrata nella storia della civiltà. Esse sembrano essere disegnate da una sorta di "intelligenza collettiva". La logica del peer to peer, di derivazione informatica, è la più adatta a descrivere le dinamiche di crescita della città contemporanea. Il funzionamento è simile al principio fisico dei vasi comunicanti. Se si mettono a stretto contatto dieci individui esperti in dieci differenti discipline questi scambieranno informazioni e si attesteranno su un livello analogo di conoscenze. Così gli architetti, in contatto costante attraverso la rete, tendono ad omologare i linguaggi e producono edifici apparentemente eterogenei ma in concreto molto simili. In questo modo città si presenta come aggregazione di "edifici icona" che, per l'elevato numero, finiscono col perdere tale valore. L'architetto diventa un nodo di una rete che, nella sua totalità, produce la città.
L'innovazione tecnologica precede sempre il design, che precede l'architettura. Come un'arte lenta, fatta ancora di peso e di materia, l'architettura recepisce sempre ogni mutamento con qualche anno di ritardo. Come i recenti cellulari, personalizzabili all'estremo attraverso i software, così l'architettura del futuro sarà formata da un hardware flessibile che consentirà l'applicazione di software eterogenei e personalizzabili. Come sarà quindi l'iPhone dell'architettura? Il software dell'architettura si adatterà rapidamente ad una società che ragiona con l'ottica del mix culturale. L' hardware, invece, si adeguerà con lentezza fino a originare un edificio completamente autosufficiente, in grado di auto-ripararsi e di rispondere ad ogni esigenza di chi lo abita. E la città del futuro? La città giapponese può essere considerata una sua prefigurazione. La sua immagine odierna conserva una forte somiglianza con l' immagine cristallizzata quasi trent'anni fa dal film Blade Runner. Come l'uomo, che mantiene i propri lineamenti nonostante le sue cellule si rigenerino completamente, forse questa architettura eteronoma partorirà una città in continuo mutamento, ma sempre uguale a se stessa.
1 Giancarlo De Carlo, citato in M.P.C., Argomenti di Architettura - Arte Architettura N°1, Arte negli edifici e città come opera d'arte, Di Baio Editore, 2005.
2 Renato De Fusco, Architettura come mass medium. Note per una semiologia architettonica, Dedalo, 2005.
3 Massimo Pica Ciamarra, Argomenti di Architettura - Arte Architettura N°1, Arte negli edifici e città come opera d'arte, Di Baio Editore, 2005.
4 Toyo Ito, Intervista di Matteo Belfiore a Toyo Ito, inedito, 2007.
I cinque punti dell'architettura eteronoma:
- 1. L'immagine è il punto di partenza e di arrivo del progetto. Il requisito primario è la fotogenia, ottenuta preferibilmente con forme accattivanti ed un sapiente uso del colore. L'obiettivo da raggiungere è il valore iconico del prodotto. Per questo esso sarà pubblicato ancor prima di essere realizzato, poi costruito in tempi molto brevi per non perdere i benefici dell'effetto mediatico.
- 2. Il concept è breve, chiaro ed efficace. Esso deve poter essere raccontato e compreso senza difficoltà dalla massa. Al fine della sua diffusione mediatica deve essere sintetizzabile in pochi passaggi attraverso diagrammi. Su internet deve essere preferibilmente accompagnato da un codice identificativo e un brevissimo testo che ne illustri le logiche.
- 3. La copertura o quinta facciata (secondo la definizione di Le Corbusier) deve essere progettata con cura in funzione della sua percezione dall'alto offerta dai nuovi media (Google Earth, etc.). In alcuni casi si può configurare come uno strumento di advertising.
- 4. I materiali ed i processi costruttivi sono innovativi e/o derivati da altri usi, preferibilmente eco-compatibili per aumentare il gradimento della critica e del pubblico.
- 5. Lo spazio è flessibile e personalizzabile. L'architettura deve rispondere ad esigenze eterogenee e adeguarsi all'evoluzione estremamente rapida delle tecnologie.