"Abbiamo bisogno di un nuovo contratto spaziale. In un contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più ampie e da disuguaglianze economiche sempre maggiori, chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali vivere generosamente insieme".
Queste le parole di Hashim Sarkis, curatore della 17. Mostra Internazionale di Architettura dal titolo "How will we live together?" che aprirà al pubblico da sabato 23 maggio a domenica 29 novembre 2020.
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A prendere la parola, oggi - 27 febbraio 2020 - anche il presidente della Biennale Paolo Baratta: "la Mostra di Hashim Sarkis coglie in uno sguardo ampio problemi strutturali della società contemporanea; egli osserva, e noi con lui, che in tutte le aree del mondo sono in corso fenomeni di intenso cambiamento, assai diversi tra loro ma accomunati dalla necessità di importanti "aggiustamenti" nelle condizioni dell'abitare. Lo sguardo del curatore e della Mostra è quindi ulteriormente dilatato. L'architettura diviene qui il riferimento di un vasto impegno interdisciplinare e di un vasto impegno culturale e politico."
Una Biennale mossa dai problemi che il mondo pone all'architettura, che allo stesso tempo vuole lasciarsi guidare dall'attivismo emergente dei giovani architetti verso le nuove sfide da affrontare, nella speranza che proprio l'architettura funga da strumento per creare un linguaggio comune per discutere e comunicare esperienze e culture.
In conferenza Sarkis ha voluto sottolineare il ruolo chiave degli architetti quali promotori di nuove soluzioni alternative: "Come cittadini, impegniamo le nostre capacità di sintesi per riunire le persone attorno alla risoluzione di problemi complessi. Come artisti, sfidiamo l'immobilismo che deriva dall'insicurezza di chiedere "Cosa succederebbe se?". E infine come costruttori, attingiamo dal profondo del nostro inesauribile ottimismo. La convergenza di ruoli in questi tempi nebulosi non può che rendere più forte la nostra missione e, speriamo, più bella la nostra architettura".
Hashim Sarkis a Venezia | Foto © Jacopo Salvi | courtesy La Biennale di Venezia
Il titolo della Biennale 2020 e il suo significato
HOW WILL WE LIVE TOGETHER? una domanda, questo il titolo scelto da Hashim Sarkis per la sua Biennale di Architettura, una domanda antica e urgente, una domanda tanto sociale e politica quanto spaziale, una domanda aperta dove ogni singola parola contiene al suo interno un significato più ampio.
- HOW | parla di approcci pratici e soluzioni concrete, per evidenziare il primato della risoluzione dei problemi nel pensiero architettonico.
- WILL | segnala lo sguardo verso il futuro, ma ricerca anche visione e determinazione, attingendo al potere dell'immaginario architettonico.
- WE | sta per la prima persona plurale, è quindi un termine inclusivo (di altri popoli, di altre specie) e richiama una comprensione più empatica dell'architettura.
- LIVE | non solo esistere ma anche prosperare, fiorire, abitare ed esprimere la vita, attingendo dall'ottimismo intrinseco dell'architettura.
- TOGETHER | implica azioni collettive, beni comuni, valori universali, evidenziando come l'architettura sia una forma collettiva ma anche una forma di espressione.
- ? | indica una domanda aperta, non retorica, che cerca (molte) risposte, celebra la pluralità di valori attraverso l'architettura e nell'architettura stessa.
I partecipanti
L'Esposizione vede coinvolti in concorso 114 partecipanti provenienti da 46 paesi, con rappresentanza crescente di Africa, America latina e Asia.
Sono invece 63 le Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all'Arsenale e nel centro storico di Venezia tra cui 3 paesi presenti per la prima volta alla Biennale Architettura: Grenada, Iraq e Uzbekistan.
La Mostra, che si articolerà tra Padiglione Centrale ai Giardini e l'Arsenale, sarà organizzata in cinque scale, ciascuna collegata a una grande installazione disposta negli spazi esterni dell'Arsenale e dei Giardini.
A Forte Marghera, invece, cinque architetti e un fotografo di architettura esporranno il progetto "How will we play together?" dedicato al gioco.
Weekends on Architecture
La domanda How will we live together? sarà anche al centro di una serie di dibattiti, conferenze e incontri che coinvolgeranno architetti, studiosi e professionisti di tutto il mondo. In programma, tra ottobre e novembre, sei appuntamenti suddivisi in tre weekend, per approfondire gli argomenti trattati dai progetti partecipanti, tra cui:
- le nuove sfide che il cambiamento climatico pone all'architettura
- il ruolo dello spazio pubblico nelle recenti rivolte urbane
- le nuove tecniche di ricostruzione
- le forme mutevoli dell'edilizia collettiva in tutto il mondo
- l'architettura dell'educazione e l'educazione dell'architetto
- il rapporto tra curatela e architettura.
... e altro ancora
Ad arricchire la manifestazione, anche il progetto Stations + Cohabitats, ricerche fuori concorso sui temi della Mostra sviluppate da ricercatori di università di tutto il mondo.
Infine, per il quinto anno consecutivo in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra, la Biennale di Venezia presenterà un Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate, intitolato British Mosques e curato insieme all'architetto Shared Saleem al cui interno saranno analizzati tre i casi di studio: la moschea di Brick Lane, una cappella protestante divenuta sinagoga, la moschea di Old Kent Road, installata in un vecchio pub e la moschea di Harrow Central, uno spazio appositamente costruito situato di fianco alla casa a schiera che precedentemente la ospitava.
di Elisa Scapicchio
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foto in copertina | L'Arsenale by Andrea Avezzù - courtesy La Biennale di Venezia
pubblicato il:
Biennale di Architettura, presentata l'edizione 2020: temi ed eventi Giardini e Arsenale Venezia