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In un vuoto urbano, creatosi nel corso dell'ultimo conflitto in
seguito a un bombardamento subito dalla città, che ha riportato
alla luce resti di epoca romana, Guido articola un intervento in
cui lastre inclinate e trasparenti permettono una fruizione simultanea
di epoche storiche diverse, fruizione che non è solo visiva
ma fisica nel senso più pregnante del termine.
Un intervento sicuramente deciso, ma indubbia la forza creativa
manifestata dall'architetto.
Da qui una bagarre di polemiche, ma anche qualche riconoscimento
prestigioso.
En passant voglio ricordare che Bruno Zevi, critico di fama mondiale,
volle pubblicare nella rivista da lui diretta alcune immagini di
piazza Toscano quando era ancora in fase di realizzazione. Fatto
del tutto eccezionale, nel circa mezzo secolo di vita della rivista.
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m'interessa sottolineare una linea di principio che, ancor prima
di essere culturale, è di ordine civile. Una sorta di cartina
di tornasole per stabilire il livello di tolleranza, dunque di democrazia,
di un paese. Mi riferisco alla libertà di espressione, che
per un architetto dovrebbe essere uguale a quello di qualunque altro
intellettuale. Certo, per un architetto vi sono vincoli e obblighi
che non esistono in altri ambiti disciplinari.
Nello specifico del lavoro in questione, sento già il coro
di proteste: la storia, il rispetto per il contesto in cui l'opera
si inserisce e bla bla bla. E qui il discorso si allargherebbe.
Sinteticamente, nello specifico di piazza Toscano, non mi discosto
molto dal vero affermando che il brano di città preesistente
non era precisamente piazza del Campo a Siena o piazza Navona a
Roma. Si trattava di un vuoto urbano, nel senso più letterale
del termine, assolutamente degradato. In questo vuoto l'architetto
ha, coerentemente e correttamente, deciso di esprimersi, qualificando
il luogo con forme plastiche intense, capaci di parlare del nostro
tempo.
La Storia ha conosciuto dissonanze ben più energiche di
quella realizzata da Guido a Cosenza. Ricordo per tutte la spirale
di Sant'Ivo del Borromini: un contrappunto violento, un'esplosione
nel cielo romano, caratterizzato da cupole d'ogni forma e dimensione.
La Storia non è dunque il tessuto omogeneo e costante che
alcuni pretendono di intravedere. Piuttosto, un terreno accidentato,
dove fratture e scatti inventivi abbondano, e sono proprio tali
accelerazioni repentine che spesso si sono dimostrate essere il
volano di storia e cultura.
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