Rassegna web
articolo di Andrea Plebe da "Il
Secolo XIX" 11/05/2003
Con il suo progetto di recupero dell'area del porto antico, anno
1992, ha dato l'avvio alla trasformazione del fronte mare. In occasione
del vertice G8, due anni fa, ha "firmato" un'ulteriore fase i cui
segni più evidenti sono le palme e la grande Bolla, che presto
diventerà una Biosfera.
Ci sono però nodi ancora da sciogliere, dalla sopraelevata
a Caricamento. Il dibattito è aperto e l'architetto Renzo
Piano non si tira indietro, schierandosi per l'abbattimento della
strada e perché la piazza ospiti un mercato, sia pure con
le dovute "garanzie".
Vedi immagini "Columbus
International Exposition, Genoa - Italy"
Che cosa si attende dalla Biosfera?
«E' un bel progetto non profit, con attività didattiche
in una nuova struttura collocata tra l'Acquario e la poppa della
nave Italia, un percorso di iniziazione di impianto educativo-naturalistico.
Le felci, che verranno ospitate a rotazione, non saranno sole: ci
saranno altre specie vegetali e fauna minore».
Lei si aspetta che la Biosfera eserciterà una forte
attrazione sul pubblico?
«Forse si potrebbe obiettare che è un'idea un po' troppo
colta, elegante, però va anche detto che nel periodo in cui
la Sfera è stata aperta, centoventimila persone l'hanno visitata.
Rappresenterà un completamento che si inscrive nello schema
dell'Acquario. A Genova ci sono sempre stati dei bellissimi vivai,
ma la città non ha mai avuto serre pubbliche come Sydney
o tante altre città. L'idea ispiratrice era realizzarne il
primo frammento i cui pezzi più pregiati sono le felci, conosciute
anche all'estero. Stiamo realizzando il Museo di scienze naturali
a San Francisco in mezzo al Golden Gate Park e almeno un paio di
volte gli scienziati che se ne occupano sono venuti a vedere la
collezione di felci di Genova. E poi i nostri vivaisti sono molto
appassionati e competenti».
Oltre l'area del porto antico recuperata alla città
si apre piazza Caricamento, il cui assetto definitivo è oggetto
di discussione. Quale destinazione vede?
«Fin dall'inizio la piazza ha avuto una funzione connessa
ad attività legate alle merci. E' un luogo che si presenta
adatto ad ospitare un mercato, è nella logica delle cose.
Lo era quando quella zona era il porto, ma anche adesso piazza Caricamento
resta piazza Caricamento».
Sa che la preside della Facoltà di architettura si
è espressa contro l'idea di sistemare le bancarelle di un
mercato sulla piazza?
«Non lo sapevo. Stimo la professoressa Maniglio Calcagno e
immagino che se ha espresso questa preoccupazione sia perché
reputi un po' pericolosa l'attività di un mercato, per il
rischio di perderne il controllo e la dignità del luogo.
Delle bancarelle sarebbero una cosa molto povera. Si dovrebbe invece
pensare a strutture sufficientemente effimere, leggere. Una cosa
è certa: piazza Caricamento è un vuoto e non si può
immaginare che diventi un pieno».
A giorni sarà consegnato i l progetto per la costruzione
del tunnel sotto il porto. Nel '92 lei dichiarò che, se avesse
avuto una bacchetta magica, avrebbe voluto realizzare due desideri:
il ritorno graduale della vita nel centro storico e la scomparsa
della sopraelevata.
«Con tutto il rispetto per le posizioni altrui sulla sopraelevata,
primo fra tutti Giancarlo De Carlo, non ho cambiato opinione. E'
vero che la sopraelevata in qualche maniera fa parte del panorama,
è un pezzo industriale della città. Noi genovesi l'abbiamo
assimilata e molti ce la invidiano perché è un modo
bellissimo di arrivare in auto. Ma nel momento in cui il porto antico
vive nella città, con la città, la sopraelevata rappresenta
una barriera visiva che umilia la splendida palazzata a mare di
via Gramsci».
E il centro storico, il suo ritorno alla vita?
«I tempi della città sono lunghi, ma negli ultimi dieci
anni qualcosa si è fatto. Ci vorrà ancora un po' prima
che il porto antico diventi decisamente parte della città.
Sono processi omeopatici, non chirurgici. Bisogna tenere duro, insistere.
Riportare la vita sul fronte mare, su piazza Caricamento, è
un'operazione che richiede tempo, non esiste una soluzione miracolosa.
E il centro storico è un intricato organismo fatto di pietre
ma anche di gente, c'è il lato umano che conta enormemente.
D'altra parte quello di Genova è il centro storico più
denso d'Europa: come diceva Paul Valery, Genova è una cava
d'ardesia».
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