È il primo edificio che Kengo Kuma realizza nel Regno Unito. Nato da un concorso internazionale di progettazione - indetto a gennaio del 2010 - apre al pubblico il 15 settembre il nuovo avamposto scozzese del Victoria and Albert Museum. Il museo - che sorge nella città di Dundee, affacciato sull'estuario del fiume Tay - si ispira alle scogliere scozzesi della costa nord-orientale. Dopo l'estensione ipogea della casa-madre di Londra, firmata dallo studio londinese AL_A di Amanda Levete (in collaborazione con gli ingegneri di Arup), il V&A mette così a segno un altro ambizioso obiettivo. Il budget: oltre 80,11 milioni di sterline, pari a circa 90 milioni di euro.
La nuova struttura scozzese - fiore all'occhiello di un'ambiziosa trasformazione del waterfront cittadino, iniziata nel 2001 e destinata a durare circa 30 anni, coinvolgendo un'area di 240 ettari - è stato progettato dall'architetto giapponese come un elemento di connessione tra fiume e città, «come una cornice dalla quale guardare il fiume dalla città e la città dal fiume», aveva spiegato Kuma, sottolineando quanto Dundee fosse «una città basata sul commercio» con un fiume che «giocava un ruolo vitale». Per commemorare tale glorioso passato, «l'edificio si comporta come un portale attraverso il quale la città può ancora una volta accedere al mondo». L'idea di base è stata quella di fondere architettura e natura, creando un nuovo spazio vitale per la città.
V&A Dundee, progetto di Kengo Kuma, Fotografia © Hufton+Crow
Sorto nella ex "docksland", ci sono voluti tre anni e mezzo per realizzarlo, allestimenti compresi. La sua forma ricorda anche quella di un vascello, facendo eco al tempo in cui la costruzione navale e il commercio di tessuti erano linfa vitale per la città.
Nel cuore del museo, le Scottish Design Galleries espone pezzi tratti dalle ricche collezioni di design scozzese del V&A, nonché da musei e collezioni private della Scozia e del mondo. Al centro di queste gallerie si trova la magnifica Charles Rennie Mackintosh Oak Room. La tea room è stata meticolosamente restaurata, conservata e ricostruita attraverso una partnership tra V&A Dundee, Glasgow Musei e Dundee City Council.
Calcestruzzo prefabbricato per simulare le scogliere
Il rivestimento di cemento prefabbricato è fatto di elementi che corrono orizzontalmente intorno a delle pareti curve (anch'esse di cemento), creando ombre che cambiano in base al tempo e alle ore del giorno. Il museo ha pressoché la forma di due tronchi di piramide rovesciati che si intersecano in corrispondenza delle gallerie espositive (al di sopra del secondo piano), mentre al piano terra formano uno spazio esterno coperto da una sorta di arco che incornicia la vista sulle acque del Tay.
Lo spazio esterno generato dall'intersezione dei due volumi che compongono il museo. Fotografia © Hufton+Crow
Una forma, quella generata dall'incontro dei due volumi che ricorda l'arco (il Royal Arch) che fu costruito non lontano dal V&a Dundee nel 1844 per dare il benvenuto in città alla regina Vittoria e al principe Alberto, poi demolito per realizzare il ponte che attraversa il Tay (terminato nel 1966).
La struttura come un guscio
La struttura è molto complessa. I muri esterni, infatti, ruotano sia orizzontalmente che verticalmente creando un movimento ad onda e dando vita ad una forma che ricorda quella dello scavo di una nave. La società di ingegneria Arup, che è stata coinvolta nel progetto sin dalla fase concorsuale, ha lavorato a stretto contatto con gli architetti, con l'impresa BAM Construct UK e con i project manager di Turner & Townsend per trasformare la visione di Kengo Kuma in realtà.
La pelle esterna in blocchi di cemento dà vita ad una forma che ricorda lo scafo di una nave. Fotografia © Hufton+Crow
Inizialmente i muri perimetrali erano stati progettati con uno spessore di 60 centimetri. Utilizzando la modellazione 3D e sofisticati strumenti di analisi, gli ingegneri sono riusciti a dimezzare lo spessore murario. L'edificio funziona in modo simile a un guscio, in quanto è una struttura continua e interconnessa. Il tetto, le pareti e i pavimenti lavorano tutti insieme per rendere stabile l'edificio. La rotazioni delle pareti esterne e le loro pieghe sono sfruttate per dare maggiore forza alla struttura. La capacità portante viene incrementata proprio grazie alla particolare e studiata forma.
Pezzo forte del museo: la Oak Room di Mackintosh
Il museo, che comprende la hall di ingresso, un learning centre, un auditorium, gallerie espositive e la sezione permanente dedicata al design scozzese, si estende su quasi 8.500 metri quadri. I visitatori vengono accolti nella grande hall, uno spazio che, come in tutti i musei moderni, diventa uno spazio in cui sostare, socializzare e intrattenersi, dotato di una caffetteria e di altri servizi per i visitatori.
La Oak Room di Charles Rennie Mackintosh restaurata e assemblata nel museo. Fotografia di © Hufton+Crow
Pezzo forte del museo è la Oak Room disegnata da Charles Rennie Mackintosh nel 1907. Si tratta dell'interno di una sala da tè che l'architetto e designer scozzese aveva disegnato per i celebri locali per la ristorazione, creati da Catherine Cranston alla fine del XIX secolo, a Glasgow. Erano i primi locali ad accogliere le donne non accompagnate da uomini. Quando nel 1971 si decise di demolire l'edificio che la ospitava (in Ingram street), la tea room, una stanza a doppia altezza, lunga 13,5 metri, fu smontata e conservata nei deposti del museo di Glasgow. Centinaia di pezzi sono stati conservati in un deposito per quasi 50 anni.
Con un progetto che ha coinvolto il V&A Dundee, l'amministrazione comunale e i Musei di Glasgow, i pezzi sono stati restaurati e assemblati nel cuore delle Scottish Design Galleries. Un team di specialisti ha lavorato per riportare la tea room al suo design originale.
di Mariagrazia Barletta
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