Da lontano una fortezza nel deserto, un caravanserraglio illuminato nelle distese polverose di At-Turaif District a Riyad; da vicino una scultura permeabile, pronta per essere esplorata e scoperta in ogni suo dettaglio.
Gharfa, ultima opera site specific dell'ormai celebre artista Edoardo Tresoldi - commissionata da Diriyah Season Committee per il progetto creativo contemporaneo Diriyah Oasis curato da Designlab Experience - si presenta così, come una scenografia teatrale nelle distese desertiche dell'Arabia Saudita, un'architettura effimera che per la prima volta supera la compenetrazione visiva con il contesto per mostrarsi come una fortezza architettonica che lascia solo intravedere cosa accade al suo interno.
Oltre a rappresentare un ulteriore passo in avanti nella ricerca di Tresoldi, sempre più vicina al concetto esteso di architettura, l'opera definisce e segna anche il debutto di Studio Studio Studio¹, nuova realtà fondata dall'artista che, amplificando il suo pensiero, punta ad instaurare collaborazioni con varie personalità di spicco di diverso ambito espressivo. Per questo primo atto, infatti, in qualità di curatore artistico, Tresoldi ha coinvolto il designer Alberonero, il musicista Max Magaldi e il green designer Matteo Foschi, fondatore dello studio Odd Garden.
Un'importanza, quella di Gharfa, che si riflette anche nel contesto ospitante - sito patrimonio UNESCO - in un panorama di forte evoluzione del paese che per la prima volta, dal settembre scorso, ha aperto le porte al turismo internazionale.
In un mix di tecnica, realtà e illusione, in cui ambiti espressivi differenti danno vita a un'unica grande opera archetipica composta da installazioni site-specific distinte e complementari, Gharfa, attraverso l'espediente della scenografia teatrale, mette in relazione uomo, paesaggio e natura: qui i singoli elementi, combinati tra loro, interpretano le contaminazioni culturali per valorizzare il ricco patrimonio locale, scrigno dei linguaggi del domani.
Foto: © Roberto Conte
Foto: © Cristiano Coini
Contaminazioni e tradizioni: la rilettura della relazione umana dentro Gharfa
Caratterizzata dalle due torri che svettano per un'altezza massima di 26 metri, Gharfa mostra subito gli evidenti richiami a Simbiosi, l'opera presentata lo scorso settembre nel Parco artistico Arte Sella, dove per la prima volta Tresoldi aveva introdotto nella materia assente la componente materica della pietra. Qui la ricerca va ancora oltre, fondendo la rete metallica con il sughero per generare un vedo/non vedo che invita ad addentrarsi ed intraprendere il viaggio di scoperta.
Ad accogliere il visitatore, in dialogo complementare con Gharfa, è l'installazione esterna di Alberonero, Duna, che mediante l'utilizzo di un tessuto semitrasparente, simboleggia una soglia tra visibile e invisibile, una sorta di limbo sfumato che isola il visitatore dal mondo esterno e in cui lo spazio diventa un luogo in cui perdersi.
Nella sua dimensione a tratti evanescente, Gharfa evoca le rovine locali, presentandosi come un'entità compatta che, al pari di una fortezza, nasconde al suo interno i numerosi tesori da scoprire, spunti di riflessione attorno alla tradizione araba. Primi fra tutti, il fuoco - simbolo per eccellenza di aggregazione - evocato da una video installazione creata dallo stesso Tresoldi, e il tappeto, elemento peculiare della cultura araba, sovrastato da un cielo di nuvole artificiali che alludono metaforicamente al binomio tradizione-contemporaneo.
Foto: © Roberto Conte | installazione realizzata con il supporto tecnico di Cielofuturo
Proseguendo nel percorso, all'interno di una delle due torri, lo sguardo viene catturato dall'installazione green di Tresoldi e Matteo Foschi, raffinato intervento che porta il verde nel deserto, contrapponendo la natura arida del luogo a favore della suggestione e della sorpresa.
Infine, il racconto sonoro di Max Magaldi (purtroppo difficile da raccontare a parole), mette a sistema tutti gli interventi, attraverso un mix audio che accompagna il percorso in ogni tappa, permettendo al visitatore di creare il suo personale viaggio percettivo.
Digitale e analogico, antropico e naturale, organico e geometrico: sono questi gli elementi che riassumono il linguaggio espressivo della mise en scene di Gharfa, dove l'approccio teatrale del concept mette a nudo tutti gli artifici e i materiali scenici: "proiettori e impalcature diventano parte integrante delle installazioni; il verde diventa architettura, la sabbia è di sughero, il fuoco è proiettato, le nuvole sono taglio tra fumo e luce. Il risultato è racconto e superficie, palcoscenico della percezione e, contemporaneamente, il suo dietro le quinte".
¹Studio Studio Studio è il nuovo progetto di collaborazione interdisciplinare fondato da Edoardo Tresoldi che coinvolge musicisti, artisti, designer, architetti e filmmaker ogni volta diversi per la creazione di progetti culturali ibridi su piattaforme non convenzionali. Studio Studio Studio esplora la contaminazione tra suggestioni sociali, culturali e estetiche come punto di partenza per definire una dimensione ultra contemporanea.
di Elisa Scapicchio
Foto: © Roberto Conte
Maggiori informazioni: edoardotresoldi.com
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