La Commissione europea e la Fondazione Mies van der Rohe annunciano la seconda lista di architetture in corsa per l'edizione 2022 dell'ambito premio di architettura contemporanea dell'Unione europea. Il nuovo elenco di nomination si aggiunge a quello svelato lo scorso 2 febbraio. In totale sono 532 le opere in lizza distribuite tra 41 paesi, terminate tra ottobre 2018 e aprile 2021, tra cui 21 realizzate in Italia.
In effetti, l'Italia è ben rappresentata: come numero di "nomination" è al settimo posto a pari merito con il Regno Unito, preceduta solo da Spagna, Francia, Germania, Belgio, Polonia e Portogallo. Paesi, questi ultimi, in cui anche l'Italia è ben presente con il centro Kalida Sant Pau per il sostegno ai malati oncologi a Barcellona di Miralles Tagliabue Embt; con un edificio amministrativo che integra una serra sul tetto, firmato Kuehn Malvezzi studio e realizzato a Oberhausen (Germania); infine con il museo Z33, la casa dell'arte contemporanea, del design e dell'architettura realizzata nel centro storico ad Hasselt (Belgio), firmata Francesca Torzo.
Dunque, la lista delle nomination per quest'ultima edizione è stata messa giù in due tempi. Rispetto a quella più corposa di febbraio, comprensiva di 449 architetture (si veda l'articolo pubblicato lo scorso 3 febbraio), l'Italia conquista ulteriori tre posizionamenti.
In corsa ora ci sono anche «Le bâtiment descendant l'escalier» a Jesolo, firmato ELASTICOFarm che, tra l'altro partecipa al premio anche con il progetto «Houses of Cards», due abitazioni realizzate a Torrazza Piemonte, non lontano da Torino.
Le bâtiment descendant l'escalier a Jesolo, firmato ELASTICOFarm - fotografia © Iwan Baan
Le bâtiment descendant l'escalier a Jesolo, firmato ELASTICOFarm - fotografia © Iwan Baan
L'edificio a Jesolo esprime con forza la necessità di rinnovamento e riscatto dalla banale uniformità delle costruzioni circostanti. Il risultato è un'opera di grande impatto, attenta alla costruzione di un rapporto efficace tra spazi privati e condivisi e tra l'edificio e la dimensione pubblica della città.
Un piano "fantasma", collocato tra le attività commerciali al piano terra e i piani residenziali superiori, offre un'area di servizio di circa 2mila metri quadrati, aperta e parzialmente coperta, rialzata e dunque protetta dai rumori della strada. Uno spazio pensato per favorire la socialità tra i vicini e l'accoglienza dei passanti.
Il progetto, che lascia abbondante spazio anche alla sperimentazione strutturale e materica, è concepito come un vigneto disposto in modo tale da godere della massima esposizione solare. La parte superiore dell'edificio, rialzata su palafitte, ospita appartamenti dotati ciascuno di ampi terrazzi e vista aperta verso la grande laguna veneta. Sullo sfondo le Dolomiti.
Tra le "new entries" c'è inoltre la Villa, una residenza che è anche studio e laboratorio di ricerca, sorta nella campagna a nord di Roma a più precisamente a Formello, progettata dallo studio Malfona Petrini Architettura. All'interno della casa non ci sono confini tra la vita e il lavoro. L'abitazione è infatti interamente intesa come una zona giorno-lavoro, un ambiente continuo in cui ogni arredo è pensato come dispositivo ambivalente.
Molte postazioni di lavoro sono distribuite all'interno della zona giorno affinché ogni luogo possa diventare quello giusto per favorire l'ispirazione creativa. La casa-laboratorio dialoga con l'antica Villa Versaglia, da cui prende il nome la zona: una delle proprietà suburbane appartenenti alla Famiglia Chigi. La dimora seicentesca era organizzata intorno ad un cortile e caratterizzata da una torre colombaia che fungeva da ingresso. Traendo ispirazione da questa, il progetto di Malfona Petrini ha previsto un volume sviluppato intorno a un patio, dominato dall'imponente presenza di una torre-scala aperta. La casa è concepita come una costruzione a terrazze con ciascuno dei tre livelli coperto da un giardino pensile.
La Villa a Formello, studio Malfona Petrini Architettura - Fotografia © Angelo Talia
La Villa a Formello, studio Malfona Petrini Architettura - Fotografia © Angelo Talia
Con la seconda ondata di nomination è inoltre in corsa per il Mies van der Rohe Award il progetto di restauro e ampliamento dell'Accademia Cusanus a Bressanone, un centro per l'apprendimento dedicato allo scambio culturale all'incontro tra mondo religioso e laico. A firmarlo è lo studio MoDus Architects che, come lo studio ELASTICOFarm, compete con due opere. L'altra è il nuovo ufficio turistico a Bressanone (Bz).
Situato lungo la riva del fiume Isarco, nella zona est della cittadina, l'Accademia Cusanus è composta da tre edifici: Paul Norz Haus, Mühlhaus, e Haupthaus, o edificio principale, progettato dal noto architetto locale Othmar Barth (1927-2010).
Gli architetti sono stati chiamati a realizzare una ristrutturazione attenta e misurata, che lasciasse inalterati i tre edifici esistenti senza vistose aggiunte, e a creare un nuovo spazio pubblico che andasse a riconnettere nella sua interezza il complesso accademico. Il progetto traccia una linea sottile tra ciò che sembra essere parte integrante degli edifici originari (invisibile) e ciò che si palesa come elemento di novità (visibile). I due interventi progettuali più significativi ed espliciti si trovano al piano terreno dell'Haupthaus, dove un asse di nuova formazione apre l'edificio, e al livello inferiore, dove una grande sala conferenze diventa il nuovo fulcro del complesso.
Accademia Cusanus a Bressanone, studio MoDusArchitects- Fotografia © Gustav Willeit
Accademia Cusanus a Bressanone, studio MoDusArchitects- Fotografia © Gustav Willeit
Accademia Cusanus a Bressanone, studio MoDusArchitects- Fotografia © Gustav Willeit
Integrata la lista delle opere che si contendono l'ambito premio, seguiranno la pubblicazione di una "short list" di 40 opere e poi la scelta dei cinque finalisti per arrivare ad aprile 2022 con la nomina del vincitore del Mies van der Rohe Award e dello studio emergente 2022.
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