Serve «un intervento correttivo per uniformare i contenuti del nuovo Codice dei contratti alla Legge sull'equo compenso per evitare ambiguità interpretative che possono generare contenziosi, aumenti di spesa, rallentamento o paralisi totale degli affidamenti dei servizi di architettura e ingegneria»: è questa la richiesta contenuta in una lettera inviata dal Consiglio nazionale degli Architetti (Cnappc) ai ministri dell'Economia e delle Infrastrutture.
Già l'Anac aveva messo in evidenza alcuni difetti di coordinamento tra le due disposizioni (si veda l'articolo dello scorso 11 settembre).
Nel testo della lettera del Cnappc si sottolinea che «i due atti normativi presentano evidenti punti di contatto e, considerata la rilevanza del ruolo dei professionisti (tecnici, consulenti, progettisti, ecc.) nelle procedure di affidamento dei contratti pubblici, è necessario che le disposizioni del Codice dei contratti siano adeguate alle nuove previsioni della legge 49/2023 al fine di delineare con certezza le condizioni di attuazione delle norme inderogabili in tema di equo compenso».
Per consentire a professionisti, imprese, stazioni appaltanti di operare con speditezza ed efficacia occorre superare la contraddizione di fondo rappresentata dal fatto che «la legge sull'equo compenso stabilisce che negli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria, debbano ritenersi nulle le clausole che prevedono pattuizioni determinanti un compenso inferiore ai corrispettivi calcolati con il suddetto Dm; il Codice dei contratti (art. 108) individua come criteri di aggiudicazione il criterio del minor prezzo e il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, prevedendo un'offerta economica al ribasso rispetto ai corrispettivi posti a base di gara, calcolati in base ai parametri di cui al Dm. 17 giugno 2016».
La lettera si chiude auspicando un intervento urgente su questo aspetto e con la disponibilità del Cnappc ad approfondire, in un eventuale incontro, queste tematiche. Il Consiglio nazionale invierà anche una circolare alle stazioni appaltanti e agli ordini territoriali sottolineando l'illegittimità dell'applicazione di un ribasso ai corrispettivi calcolati con il Decreto parametri, riservandosi di adire contro le violazioni della legge sull'equo compenso.
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