La storia del rifugio Graffer ebbe inizio nel 1947, con la realizzazione di una piccola struttura che, sin da subito, catturò l'attenzione degli amanti della montagna grazie alla posizione strategica nella rinomata località di Madonna di Campiglio e alle viste mozzafiato sul panorama d'alta quota.

Proprio queste peculiarità portarono negli anni a numerose modifiche, orientate a una migliore accoglienza del flusso turistico in continua crescita, fino alla demolizione alla fine degli anni '80. La realizzazione dell'edificio ex novo non è riuscita ad assolvere completamente alle nuove esigenze, motivo che ha spinto la Società degli Alpinisti Tridentini SAT a bandire un concorso di progettazione alla fine dello scorso anno.

La graduatoria - ancora provvisoria - porta in vetta lo studio altoatesino Campomarzio, già noto in materia di progettazione in territorio montano, insignito lo scorso anno del Premio del CNAPPC Giovane Talento dell'Architettura italiana, insieme allo studio Moser Associati.

Riprendendo le linee dell'edificio originario, accostate all'analisi dell'edificio attuale, il progetto si concentra sulla valorizzazione dell'esistente e sulla sua riqualificazione a 360 gradi, con un ampliamento ben integrato nel contesto che riesce, con pochi ma significativi gesti, a rievocare la storia e l'atmosfera dell'edificio originario, enfatizzando lo straordinario panorama offerto dal rifugio.

Una soluzione ben vista dalla giuria, che, nella nota, ha sottolineato la capacità del progetto di restituire al rifugio parte della sua immagine originaria degli anni 40.

«Attraverso espliciti riferimenti compositivi al progetto originario e la continuità materica con l'edificio esistente - si legge - progettisti e progettiste aprono un'interessante lettura diacronica tra le diverse epoche di costruzione, con un effetto di equilibrata armonia che conferma la pertinenza, in alta quota, di un linguaggio sobrio e contemporaneo».

In questo modo, l'edificio esistente e la sua valorizzazione diventano i veri protagonisti del progetto, in linea con l'approccio sobrio che storicamente caratterizza i rifugi della SAT.

Accessibilità e vivibilità: l'intervento per punti

Riscontrate le dimensioni inadatte della sala e della cucina per la gestione di circa 800 coperti in alta stagione, il progetto si sviluppa a partire dall'estensione dell'originale basamento in pietra al piano terra, con la creazione di una nuova scalinata esterna, a sostituzione di quella attuale ritenuta scomoda e poco pratica dal punto di vista dell'accessibilità.

Al piano rialzato il basamento si trasforma in una terrazza panoramica coperta, dalla quale, tramite una bussola, si accede alla nuova sala; la nuova cucina, collegata allo spazio ristorante, viene invece ricavata all'interno del volume esistente, nella porzione di sala attualmente occupata dal self-service.

Anche il bar trova nuova sistemazione in corrispondenza del nuovo ingresso, consentendo una migliore gestione dei flussi in entrata e in uscita, con funzione di reception per l'intero rifugio e accesso, sulla sinistra, all'area di distribuzione dei pasti. Ne deriva uno spazio d'ingresso più ampio e funzionale, adatto ad una struttura orientata alla crescita costante.

La nuova sala ristorante, sviluppata sulla superficie di 280 mq, si caratterizza per il rivestimento ligneo che rievoca il passato e per la presenza di un'ampia vetrata continua che proietta i fruitori verso la vista sulle cime del Brenta a sud e dell'Adamello ad ovest.

La posizione del collegamento verticale sul prospetto sud-est garantisce un funzionale collegamento del montacarichi con il deposito esistente al piano interrato e permette un accesso comodo e diretto ai corridoi dei piani superiori, arrivando in corrispondenza del colmo del tetto e limitando al minimo i lavori di adattamento interno.

L'intervento, infine, consente di riaprire verso il paesaggio le finestre delle camere al primo piano, coperte fra il 1990 e gli anni 2000 per ampliare lo spazio dedicato alla ristorazione a ridosso del bar esistente.

Attenzione ai materiali, tra storia e durabilità

I principi di sostenibilità, velocità di esecuzione e armonia con il contesto trovano perfetto riscontro anche nella selezione di materiali e tecniche costruttive, a partire dal basamento esterno della nuova sala ristorante, realizzato in cemento armato ma rivestito in pietra naturale per una continuità visiva con l'esistente.

Internamente, il nuovo volume rievoca la tradizione e la storia del luogo attraverso un rivestimento in doghe scure in legno, in passato utilizzato sia l'originale Rifugio Graffer, demolito negli anni Ottanta, che il vicino Bar Ristorante Spinale trasformato nello Chalet Fiat, in contrasto materico con le pavimentazioni, per cui si è scelta la resina, durevole e pratica nel tempo.

Graduatoria provvisoria

satrifugiograffer.concorrimi.it

  • 1° classificato: Andreatta Michele - progettista (capogruppo) • Pedrotti Beatrice - progettista • Moser Andrea - progettista
  • 2° classificato: Saviane Giada - progettista (capogruppo) • Facchinelli Gianluca - progettista • Oss Emer Luca - progettista
  • 3° classificato: Ghidoni Matteo - progettista (capogruppo) • Minelli Maria Marzia - progettista • Pala Matteo - collaboratore • Ragazzini Nicola - progettista • Mavaracchio Francesca - collaboratore • Baccaglini Simone - collaboratore • Bacchin Roberto - progettista • Pellegrini Francesco - progettista
  • 4° classificato: Latorre Carlos Fernando - progettista (capogruppo) • Scavazza Alessandro - progettista • Schweigkofler Martin - progettista • Pierleoni Giorgia - progettista • Rosa Paolo - progettista
  • 5° classificato: Polettini Mattia - progettista (capogruppo) • Prestini Marialuisa - progettista

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