Il Grande Terremoto del Giappone Orientale

mostra a cura di Taro Igarashi - Università del Tohoku

11 marzo 2011: il Grande Terremoto del Giappone Orientale seguito da un imponente tsunami ha significato la devastazione umana e materiale della regione del Tohoku. Di fronte alla vista di case, uffici e città piegate, gli architetti attoniti hanno iniziato a interrogarsi su come potessero essere d'aiuto in tale situazione. Alcuni si precipitarono sul posto e si impegnarono variamente per fronteggiare l'incommensurabile.

Per ricordare il primo anniversario del disastro l'Istituto Giapponese di Cultura ha inserito la mostra "Come hanno risposto gli architetti all'immediato post-11/3? Il Grande Terremoto del Giappone Orientale" nell'ambito degli eventi Light up Tohoku. Lo scopo: presentare al mondo la mole -variegatissima - dei progetti pensati dagli architetti sul territorio regionale.

Tre le sezioni:

Fase 1. Misure emergenziali

I progetti sono pensati quali misure d'emergenza per coloro che hanno perduto la casa o comunque sono impossibilitati a farvi ritorno dopo il terremoto/tsunami. In un primo momento, palestre e classi negli edifici scolastici della zona, oltre agli spazi recuperabili nelle infrastrutture culturali, vennero convertiti in rifugi per accogliervi le vittime del disastro. Si tratta di una fase in cui è stata essenziale la tempestività, in cui gli architetti possono poco in termini di concretezza: a disastro avvenuto, è già tardi per pensare. A dispetto dell'inevitabile ritardo, tuttavia, si sono costituite varie organizzazioni di ambito architetturale allo scopo di riflettere sulle misure da adottare. Per migliorare la privacy, mancante nei rifugi, ci si è sforzati di creare semplici ripartizioni dello spazio attraverso cartone o tessuto.

Fase 2. Alloggi temporanei

Dopo i rifugi di evacuazione, si è verificata l'esigenza di fornire alloggi temporanei a quanti avevano perso la casa nello tsunami. Per il Grande Terremoto del Giappone Orientale, oltre 50.000 dimore provvisorie sono state realizzate in cortili, parchi e territori sgombri. Le strutture prefabbricate hanno necessitato dei sistemi produttivi e delle parti di connessione disponibili, quindi scarsi e poco flessibili. Ne è risultato l'implemento delle proposte per l'offerta di soluzioni abitative temporanee, l'aggiunta di strutture annesse e un maggiore adattamento degli spazi vivibili. Data l'enorme portata del disastro la domanda ha ecceduto la fornitura dei prefabbricati esistenti, portando a un notevole utilizzo di alloggi temporanei in legno su tutto il territorio.


Fase 3. Progetti di ricostruzione

Ricollocare le comunità coinvolte in zone poste a maggiori altitudini ha costituito un altro tema dibattuto. Intraprendere uno spostamento uniforme in collina non era però la soluzione ottimale. Ogni località si trovava a fronteggiare circostanze diverse. Così, architetti con appropriato senso dello spazio e abili nel considerare i contesti topografici si sono concentrati nell'apportare caratteristiche straordinarie ai progetti di recupero. Sfruttando la situazione di tabula rasa, essi hanno posto in atto una vasta gamma di idee rivoluzionarie, impensabili in tempi normali, in ogni ambito dei piani territoriali urbani e nazionali. Tuttavia, molti progetti saranno completati non prima della fine del 2012. Il primo ad essere incoraggiato è stato un concorso di architettura per la ricostruzione di una scuola infermieri nella città devastata di Shichigahama (autunno 2011).

Fase 4: Proposte dall'estero

La notizia del Grande Terremoto del Giappone Orientale ha presto fatto il giro del mondo, causando preoccupazione ovunque. Una ragione sta nel fatto che a terremoto e tsunami si è aggiunto un incidente nucleare. Era globale, reazione immediata. Assieme ai workshop sul recupero condotti da team occidentali nelle aree colpite e progetti promossi da Architecture for Humanity, sono state lanciate varie proposte, inclusa l'idea della creazione di un villaggio giapponese all'estero. Altro sforzo notevole è rappresentato dal progetto Home-for-All di Toyo Ito (Commissario del Padiglione Giappone presso la 13. Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia vincitore del Leone d'Oro per le Partecipazioni Nazionali), che ha ispirato la partecipazione di altri architetti di fama mondiale come Frank Gehry e Zaha Hadid.

La struttura espositiva in 3 fasi intende rappresentare il percorso dei progetti sviluppati dall'immediato postsisma a oggi, con l'aggiunta dei piani di recupero presentati dagli architetti stranieri, ovvero la Fase 4. Progetti dall'estero.

L'esposizione consta di pannelli che riassumono ogni progetto con un breve profilo, disegni e fotografie, oltre che di video e modelli, assieme a mobilio e rifugi in cartone realmente utilizzati nei piani di emergenza. La speranza è che la mostra costituisca un passo importante verso la comprensione della situazione e dei molti che hanno cercato una via verso il recupero e si sono impegnati nelle varie operazioni di salvaguardia, nonché della lotta che la regione del Tohoku ha ingaggiato per superare la situazione avversa.

Appuntamento: 20 settembre - 24 ottobre 2012 | Ingresso libero
presso l'Istituto Giapponese di Cultura via Antonio Gramsci, 74 00197 - Roma.

Orari mostra: lun-ven 9-12.30/13.30-18.30 merc fino alle 17.30 sab 9.30-13 (22/9 chiuso)

Istituto Giapponese di Cultura - via Antonio Gramsci 74 00197 - Roma,
tel 06 3224754 / 94 | web www.jfroma.it

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