Fernando Pessoa diceva che "il vero viaggio sono i viaggiatori", e aveva ragione. Così come Il giro del mondo in 80 giorni di Verne non sarebbe stato lo stesso senza i personaggi di Phileas Fogg e Passepartout, così il Renzo Piano World Tour 2019 è stata un'esperienza unica grazie agli sguardi sull'architettura di Valentina, Andrea, Raul, Lukas, Eirinaios e Paul-Antoine, 6 giovanissimi architetti approdati a Genova dopo una maratona architettonica di 40 giorni.
Li abbiamo incontrati la prima volta a Parigi come perfetti sconosciuti, abbiamo seguito giorno dopo giorno il loro racconto sui social e li abbiamo ritrovati a Genova come un gruppo compatto, fresco della tappa di Entebbe e pronto a farci rivivere i momenti più intensi di questo lungo itinerario.
Ci vorranno settimane, forse mesi, per capire fino in fondo cosa abbia lasciato loro questo lungo viaggio fatto di architetture, culture diverse e relazioni tra persone e luoghi. Ci sarà anche il tempo per elaborare e catalogare i ricordi nel loro archivio mentale, per fissare ogni dettaglio al posto giusto, ma ad attenderli ora, alla Fondazione Renzo Piano, è un'aria di festa, quella della grande famiglia del Renzo Piano World Tour che in soli 3 anni è cresciuta fino a contare già 10 partecipanti. Intorno al grande tavolo quadrato, oltre a Renzo Piano, Milly Rossato Piano (Direttore Programma Educativi Fondazione Renzo Piano) e Giovanna Giusto (Responsabile Comunicazione Fondazione Renzo Piano), Giorgio Grandi (fellow RPBW), Roberto Bosi di ProViaggiArchitettura e Marcello Bacchini di Habitat 2020, anche Silvia Pellizzari (prima edizione), Thomas Pepino (seconda edizione) e infine noi di professionearchitetto.it, con taccuini e macchine fotografiche, per raccontare le due giornate.
Dalle architetture realizzate, alla Fondazione, allo studio RPBW e all'Archivio che ne custodisce i progetti originali: quest'ultima tappa rappresenta per i ragazzi un viaggio nel viaggio, per intrecciare i ricordi davanti ai progetti appesi alle pareti, approfondire i dettagli con i capi-progetto di alcune delle loro opere preferite e confrontarsi infine con Renzo Piano sull'importanza della professione.
Paul-Antoine, Raul, Eirinaios, Thomas, Silvia, Renzo Piano, Valentina, Andrea e Lukas
foto di Elisa Scapicchio © professionearchitetto.it
Dalla memoria storica all'archivio: la Fondazione Renzo Piano
Dall'Uganda alla Liguria, la Fondazione Renzo Piano è metaforicamente l'approdo ideale per riordinare le idee e ripercorrere, grazie ai disegni dei progetti appesi alle pareti, il percorso appena concluso.
Ad accompagnare i ragazzi, durante il weekend ligure, è Shunji Ishida, fellow e personaggio chiave dell'universo di RPBW, al lavoro con Piano da oltre 40 anni: una passione e dedizione per l'architettura, la sua, che è riuscito a trasmettere nelle poche ore insieme, mettendo generosamente a disposizione la sua memoria storica per ripercorrere un itinerario a ritroso. Qui i sei ragazzi ritrovano modelli, disegni e mockup delle opere viste dal vero, tra rotoli e casse di legno ordinatamente disposte, che custodiscono oltre 50 anni di storia dell'architettura di Renzo Piano e dei suoi partner.
Ormai al suo quindicesimo anno di attività, la Fondazione è la chiave di volta che lega l'archivio con gli studi di progettazione RPBW, lavorando costantemente a stretto contatto con entrambi, con l'obiettivo di conservare e valorizzare, formare le giovani generazioni e divulgare l'architettura come tecnica e arte del costruire.
"Mettere ordine agli archivi vuol dire rendere i documenti accessibili e quindi poterli condividere oggi e in futuro" - spiega Milly Rossato Piano. "C'è uno scambio costante con l'ufficio, le mostre si organizzano insieme, ma anche tutto il lavoro di prearchiviazione e di selezione è in qualche modo assistito dalle archiviste".
Un lavoro certosino che porta a continui contatti reciproci e frequenti viaggi allo studio di Parigi, con grande impegno nel supporto ai progettisti per la selezione dei materiali, necessari per la realizzazione di grandi esposizioni e per la redazione delle monografie, aggiornate di anno in anno.
La Fondazione Archivia | Racconta | Insegna | Accoglie... questi gli obiettivi che ogni anno si prefigge. "Attraverso lo studio di questi materiali si comprendono non soltanto le storie di ogni progetto, ma anche il peculiare metodo di lavoro del Renzo Piano Building Workshop. Un patrimonio di conoscenze che non deve rimanere confinato in archivio, ma tramandato alle giovani generazioni". [tratto da fondazionerenzopiano.org ]
Archivio Fondazione Renzo Piano, Voltri | foto di Elisa Scapicchio © professionearchitetto.it
Dall'archivio a Villa Nave, un tuffo nei ricordi con i partner RPBW
Come in un archivio bisogna sapere cosa cercare, così per l'architettura è necessario avere chiaro il risultato che si vuole raggiungere. "Gli edifici di Piano insegnano che non ci sono limiti" - affermano i ragazzi - "basta avere chiaro in mente il progetto e lavorare con grande attenzione, perseguendo l'obiettivo". Ne sono un esempio i grandi cantieri visitati, come l'Academy Museum of Motion Pictures a Los Angeles, una "foresta" di impalcature, dove l'idea grandiosa è la scintilla che fa scattare la volontà di superare il limite.
Academy Museum of Motion Pictures, Los Angeles | render e cantiere
Un ulteriore momento di formazione per i ragazzi è stato quello trascorso con alcuni partner RPBW. Con loro hanno approfondito le fasi di progettazione di strutture complesse, dal segreto svelato del rivestimento della Fundación Botin, ispirazione nata raccogliendo alcuni sassi in spiaggia, al valore della scala e dei flussi di percorrenza, che riporta a uno dei principi fondamentali della poetica di Piano, secondo cui "in un museo bisogna perdersi mentalmente ma mai fisicamente".
Alle domande dei partner sui best moments, le suggestioni dei ragazzi ci portano da Parigi con la Pathé Foundation, elegantemente inserita in un contesto urbano così strutturato, al Ronchamp Monastery, regno di quiete: edifici differenti per tema, funzione e contesto che racchiudono però gli stessi principi di grande attenzione verso ciò che li circonda. Come la ricorrente maestria nella gestione della luce, un elemento che colpisce anche nella Menil Collection a Houston, dove i fasci luminosi riescono a filtrare senza interferire con le opere esposte; e poi la Stavros Niarchos Foundation di Atene, speciale per essere un luogo che è già diventato un simbolo di cultura per la città, vissuto dai ragazzi sia di giorno che di notte.
Immancabile il riferimento al Jean-Marie Tjibaou Cultural Center, per il suo rapporto con la natura incontaminata di Noumea, e all'Ospedale di Emergency ad Entebbe, occasione per discutere delle tecniche costruttive applicate con Giorgio Grandi, fellow RPBW e capo-progetto di questo straordinario edificio.
Dalla qualità di ogni architettura - dalla struttura al dettaglio - per i ragazzi è evidente la dedizione "artigianale" che segue il progetto dal modello alla realizzazione, insieme al confine tra pubblico e privato quasi impercettibile, dove ogni edificio cerca sempre di inserirsi nella città e mai chiudersi in se stesso.
Nel complesso, nonostante le considerazioni di ciascuno, concordano tutti su una cosa: vedere con i propri occhi un'architettura significa confrontarsi con i fruitori, e quelle di Renzo Piano sono architetture belle da vivere, dove tutto è studiato in funzione delle persone e del rapporto con il contesto.
Un concetto rafforzato dall'affermazione dello stesso Piano: "nella professione forse non si cambia il mondo, ma si cambia la vita di qualche persona, e questo succede perché quello dell'architetto è un lavoro serio!".
Studio RPBW | foto di Elisa Cavaglion © professionearchitetto.it
foto di Elisa Scapicchio © professionearchitetto.it
L'insegnamento del viaggio: "l'architetto non è un turista, non viaggia in superficie, capisce!"
L'ultimo momento insieme della famiglia RPWT è un pranzo organizzato dalla Fondazione, un confronto diretto tra Piano e i ragazzi per discutere insieme sull'importanza del viaggio davanti a gustose specialità di tradizione ligure.
Emerge subito come il tour sia stata la condizione migliore per osservare con attenzione ed individuare tracce di ciò che è significativo ma passa inosservato: i dettagli costruttivi ne sono un esempio, non è immediata la loro comprensione, ma ci si rende presto conto di quanto questi siano la chiave di successo di un'architettura.
Un altro grande insegnamento lasciato da questo viaggio al ritmo di fusi orari, aerei, treni e lunghi tragitti in macchina, è sicuramente l'aver preso consapevolezza che tutto sia possibile se si ha un obiettivo da raggiungere. E anche l'importanza della condivisione, intesa nella sua duplice valenza, cioè il confronto continuo tra compagni di viaggio che vivono 40 giorni insieme e la condivisione di un itinerario, raccontato quotidianamente con i propri occhi attraverso i canali social, che ha sicuramente insegnato loro a portare avanti un continuo lavoro di selezione a grandi linee paragonabile a quello di un archivio.
"Inspiring and life changing", sono questi i concetti principali con cui i ragazzi hanno sintetizzato l'esperienza durante la chiacchierata con Renzo Piano, sottolineando la voglia di continuare a viaggiare per cogliere nuovi spunti per la professione. Così l'accento ricade ancora una volta sull'importanza del viaggio come momento fondamentale per la formazione di un architetto, per la sua maturazione, la sua crescita e soprattutto la sua conoscenza.
A concludere è proprio Piano, riportando l'attenzione sull'importanza del ruolo dell'architetto, oggi purtroppo non considerato come dovrebbe. "L'architettura non è seduzione [...] Il compito degli architetti è capire l'edificio e lo spirito del luogo in cui si trova". E rifacendosi ai suoi progetti sparsi per il mondo, aggiunge "Quando si progetta si deve vivere il luogo: se costruisci a New York diventi un newyorker, se costruisci a Berlino un berliner [...] è questo che intendo per comprensione! Gli architetti non sono turisti, non viaggiano "in superficie" ma capiscono".
Genova, Porto antico | foto di Elisa Scapicchio © professionearchitetto.it
"Durante i nostri 40 giorni di viaggio, siamo stati in 22 città, visitato circa 200 edifici (20 dei quali musei), preso 16 voli (41.800 miglia), camminato per più di 320 chilometri (632.777 gradini), alloggiato in 13 diversi hotel e 12 fusi orari, noleggiato 4 auto, perso (e trovato) 2 valigie, 1 esperienza quasi mortale, riempito 425 pagine nei nostri quaderni di schizzi, scattato quasi 20.000 foto e girato 8 ore di materiale video". [Raul, Andrea e Lukas]
Come nella circolarità della letteratura classica, anche Valentina, Andrea, Lukas, Raùl, Renos e Paul Antoine - definiti da Piano "giovani eroi" - sono tornati a casa. Per chiudere ancora il cerchio, li abbiamo salutati al vecchio Porto di Genova, con la promessa di incontrarci di nuovo in giro per il mondo.
di E² [Elisa Scapicchio e Elisa Cavaglion]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nelle puntate precedenti:
- Sguardi sull'Europa
- Australia e Giappone a confronto
- Ri-incontriamoci in Nord America
IL RACCONTO DEL RPWT18 È DIVENTATO UN LIBRO
Edito da LetteraVentidue e sostenuto da Habitat2020, come l'anno scorso è stato realizzato il libro che raccoglie pensieri, fotografie e disegni dell'edizione passata del Renzo Piano World Tour.
Il libro sarà presentato, per la prima volta al pubblico il prossimo 8 agosto a Gavorrano (GR) e successivamente il 28 agosto a Cervia (RA), in occasione della proiezione "IL POTERE DELL'ARCHIVIO", regia di Francesca Molteni, organizzata da ProViaggiArchitettura.
foto di Elisa Scapicchio © professionearchitetto.it
copertina RPWT02 a cura di Thomas Pepino
RENZO PIANO WORLD TOUR 2019
promosso da Fondazione Renzo Piano, Stavros Niarchos Foundation, Fundación Botín, Selvaag Gruppen, Vitra Design Foundation, Taschen Publications, in collaborazione con ProViaggiArchitettura, Habitat 2020, Lettera22 e professionearchitetto.it
#RPWT.2019 - Renzo Piano World Tour Award 2019
pubblicato il: