Cosa sia la normalità, è ancora tutto da capire. Quel che è certo è che dal periodo pandemico in poi alcuni dei paradigmi linguistici e funzionali a cui eravamo abituati hanno subito modifiche di approccio, infinitesimali o sostanziali.
Ecco perché questa mostra itinerante - Schio (3-12 maggio spazio SHED), Roma (23-30 maggio spazio Oikos) e Favara (15-30 giugno Farm Cultural Park) - è arrivata al momento giusto: non per arrogarsi il diritto di dire cosa sia e cosa non sia normale, ma per interpretarne criticamente il senso e la risposta che i progettisti danno.
Nuove normalità, Spazi, architettura e persone accoglie, infatti, circa 70 progetti di altrettanti studi professionali che affrontano il problema del rapporto tra l'architettura e il suo uso da parte delle persone.
L'obiettivo è capire come stiano cambiando spazi pubblici e privati a causa dei nuovi modi di vita determinati da concomitanti cause esterne: dal COVID alla digitalizzazione, al mutamento della composizione dei nuclei familiari, all'invecchiamento della popolazione.
Seconda edizione dopo Selinunte (2023), la mostra è curata dall'AIAC - Associazione Italiana di Architettura e Critica col supporto grafico di Superficial Studio, e organizzata in collaborazione con Riat Archidecor (con la set designer Valeria Guinci/art direction Campostabile studio) che si occupa dell'allestimento di tutte le tappe, grandi tavoli materici che ospitano i book in cui sono illustrati i progetti realizzati ciascuno da uno studio di architettura.
Nuove Normalità, l'osservatorio sull'architettura italiana
- PROGETTI E MENZIONI
- A_LM ATELIER LAMPUGNALE MORANDO - Hortus 2.0, Benevento
- RENATO ARRIGO - Liberty Student House, Messina
- ASA STUDIO ALBANESE - Volcanalia, guest house + winery, Gamballara (VI)
- CAARPA - ex CINEMA DIANA oggi SUNSPACE, La Spezia
- CAPRIOGLIO ARCHITECTS - Spazio Berlendis, Venezia
- COSIMO BALESTRI STUDIO - Agenti attivi di un'idea di meraviglia, Prato
- CUSENZA+SALVO - Cave bianche hotel (ampliamento), Favignana
- DEDALO ARCHITETTI ASSOCIATI - Residenza Castello Borelli, Borghetto Santo Spirito (SV)
- DESINNU STUDIO - Casa RS, Cala Gonone (NU)
- DUNAMIS SRL - Cittadella dello Sport, L'Aquila
- FALCONI ARCHITETTURA - Studio Bandera @Crystal Palace, Brescia
- GDPARCHITETTURA (Giuseppe di Prima) - Ri_modulare_Templi
- GIUSEPPE TODARO ARCHITECT - Studio di Logopedia, Erice (TP)
- ITINERA STUDIO ASSOCIATO - Casa IDDA, Noto (SR)
- LAMATILDE - Interni impossibili mix, Torino
- LORELLA FULGENZI ARCH O+ - Divorzio all'italiana (interior), Roma
- MPA MORENO PIVETTI ARCHITETTURE - Greenbelt Factory, Ferrara
- NATOFFICE - Sculpture Atelier Galliani, Montecchio Emilia (RE)
- OBERTI+OBERTI - Giardino del Ricordo, Buccinasco
- OFFICINAMEME - Darsena Pop - Up, Ravenna Darsena
- SARDELLINI MARASCA ARCHITETTI - Istituto Zooprofilattico, Ancona
- SSA SIMONE SUBISSATI ARCHITECTS - Casa di Confine, Polverigi (AN)
- STARTT - remix! Roma, Pesaro, Venezia, Parigi
- STUDIO COMOGLIO ARCHITETTI - Arsenale della Pace ( SERMIG), Torino
- TRAVERSO VIGHY ARCHITETTI - Salvagnini Campus, Sarego (VI)
I progetti e le menzioni
Il progetto di ricerca e poi exhibit di Nuove Normalità intende dimostrare che l'architettura italiana è composta da una vasta costellazione di professionisti capaci: poco noti magari, ma pieni di talento e soprattutto, pieni di cose da dire. Ne emerge, infatti, una scena vivace, plurale, in cui il tema dell'identità, del recupero, del dialogo con il contesto è essenziale.
Progetti di piccola e media scala, pubblici o privati, capaci però di raccontare una storia, di relazionarsi al paesaggio, di mettere al centro le persone e i loro bisogni.
Degli oltre settanta progetti presentati, la giuria - composta da Luigi Prestinenza Puglisi (Presidente AIAC) • Luisa Fontana (LFA architecture & engineering, local Partner per Schio) • Moreno Maggi (fotografo) • Elena Riolo (IoArch) • Marcela Gabbiani (Associazione Liberi Architetti (ALA)- Premio Dedalo Minosse) e noi di professionearchitetto - ne ha menzionati 25 ritenuti particolarmente interessanti per il loro lavoro ma anche per il modo originale in cui hanno curato il book, che era un elemento essenziale di autonarrazione.
Scopriamoli insieme, ma soprattutto vi aspettiamo a Roma il 23 alle 17.30 per la seconda tappa!
Non è una classifica!
A_LM ATELIER LAMPUGNALE MORANDO - Hortus 2.0, Benevento
© foto: Eudechio Feleppa
La posizione dell'area rispetto alla città, la sua continuità fisica con l'Hortus Conclusus di Mimmo Paladino e la prossimità all'immobile utilizzato dall'Università invocano un ruolo di mediazione per la "Piazza oltre il Muro", progetto che include un rigoroso restauro dell'apparato architettonico delle sculture e di tutto l'impianto illuminotecnico, oltre che dei chioschi che Alessandro Mendini aveva donato alla Città.
L'ampliamento curato da A_LM Atelier è caratterizzato da una piazza soprelevata appoggiata su un alto terrapieno che offre la possibilità di essere utilizzata per performances, concerti e proiezioni.
Uno spazio urbano flessibile le cui aree possono essere utilizzate in modo spontaneo in base agli eventi che possono avervi luogo: a questo scopo sono state previste un'area a gradoni, una cavea ed un'area leggermente elevata che all'occorrenza può essere utilizzata come palco.
I percorsi sono stati pensati per garantire questa continuità di circolazione pedonale attraverso le aree del complesso senza comprometterne la necessaria indipendenza funzionale. Un secondo varco, oltre a quello già esistente sul muro del cavallo, traduce questa continuità attraverso un elemento architettonico che dialoga con le due diverse facce del muro ed offre al visitatore una nuova prospettiva.
RENATO ARRIGO - Liberty Student House, Messina
foto: © Maria Teresa Furnari
Questa, raccontata con grazia da Renato Arrigo, è la storia di uno studente che cerca casa e di una committenza che ha trasformato in tempi inverosimilmente brevi le fastigie obsolete di un vecchio albergo in un moderno studentato, a Messina, trasformandolo: dalle finestre variamente colorate del prospetto esterno all'ironizzazione di un'austera reception con colonne marmoree smitizzata da colori fluo.
Dalla libertà compositiva di sedute gialle sparpagliate nella lobby comune che, ricomposte, formano la parola LIBERTY, alla fontana che nella terrazza esterna sgorga incessantemente acqua su un pavimento blu. O la differenziazione dei corridoi, delle finestre, delle porte di ingresso e delle camere, tinteggiati ognuno da colori differenti suddivisi per piano.
Come la creazione di una sorta di cintura che nelle camere ricopre, con i medesimi colori visibili solo dal prospetto esterno, tutto ciò che incontra nel proprio percorso: pareti, pavimento, arredi, tende, soprammobili, stucchi.
Una storia fiabesca. Ma è anche una storia vera.
ASA STUDIO ALBANESE - Volcanalia, guest house + winery, Gamballara (VI)
foto: © Francesca Iovene
Tra le colline di Gambellara, a 300 metri sul livello del mare, a metà strada tra Vicenza e Verona proprio dove le alture dei monti Lessini si adagiano sulla pianura padana, Studio Albanese - con sede a Vicenza e Berlino - progetta la nuova guest house di Volcanalia, cantina vitivinicola, concepita non tanto come luogo di produzione ma come un punto di incontro per vivere l'esperienza del vino.
Omaggio all'origine di questi luoghi, che 45 milioni di anni fa erano occupati da un vulcano, Volcanalia è un'architettura dalla geometria essenziale e porosa, una sequenza di ambienti privi di inutili esercizi formali, che traduce i riferimenti culturali e geologici del luogo scegliendo di utilizzare solo materiali ossidati dal calore, elementi che recano visibili le tracce del loro contatto con il fuoco.
Come la finitura esterna in legno nero bruciato, molto utilizzata nella tradizione costruttiva giapponese, che richiama la suggestione piroclastica e tende a rendere più mimetica e naturale la scocca della struttura, così come i profili metallici bruniti e la copertura in rame ossidato.
Stagliandosi sullo sfondo naturale in modo garbato, la nuova costruzione rappresenta perfettamente lo spirito e i valori del paesaggio con cui si confronta, gli stessi dei vini naturali prodotti da questa piccola cantina tra le colline.
CAARPA - ex CINEMA DIANA oggi SUNSPACE, La Spezia
foto: © Anna Positano e Gaia Cambiaggi
Bella sfida questa: convertire in spazi di coworking quello che - ironia della storia - era stata prima una chiesa, poi una scuola pubblica, poi un teatro, poi un cinema-teatro, poi un cinema a luci rosse.
L'immobile nel centro di La Spezia, acquistato nel 2019 da una società di comunicazione per farne la sua nuova sede, era, per ovvi motivi, un insieme di superfetazioni di ogni genere, tracce del passato nascoste da cartongessi rosa, controsoffitti a nido d'ape e una copertura in amianto risalente agli anni Settanta.
L'idea è stata lasciare il piano terra aperto alla città per eventi e concerti ed utilizzare il resto del volume come ufficio. Il progetto dello studio genovese caarpa con Manfroni&Associati e EXA engeneering, ha conservato gli elementi più caratterizzanti la storia dell'edificio: la galleria del cinema e la sinuosa scala, il foyer, le pareti che raccontano le tracce dei solai dei vecchi palchetti, i resti degli stucchi decorati, le tonalità pastello e il grande arco di boccascena. Apportando, però, modifiche strutturali e planimetriche per renderlo funzionale ai nuovi usi, contemporaneo e a norma.
Uno degli obiettivi principali era portare la luce naturale nei locali bui del vecchio cinema: per questo è stato realizzato un grande patio coperto che diffonde la luce dal tetto fino alla sala principale del pianterreno, determinando scorci inediti e nuove prospettive degli spazi interni.
La facciata, forse risalente alla prima trasformazione in cinema-teatro degli anni Trenta, caratterizzata dalla base in travertino e dalle cinque bucature ovali, è stata conservata e colorata di blu.
L'insegna con la scritta "DIANA" è stata ripristinata e rimessa dov'era.
caarpa.it |ne avevamo parlato qui
CAPRIOGLIO ARCHITECTS - Spazio Berlendis, Venezia
Spazio Berlendis è un ambiente destinato ad ospitare eventi culturali di varia natura: esposizioni d'arte, performance, musica, convegni e altro. Ha origine dal restauro del fabbricato (ex falegnameria) parte del complesso dello Squero Fassi, detto Squero Vecio, tra i più antichi di Venezia portato a termine da Filippo Caprioglio.
Un manufatto con le caratteristiche di un padiglione ma situato nel cuore della città, uno spazio che - nonostante la grande personalità - sposa il fascino di un contesto particolare con la versatilità di un ambiente neutro, che non presenta i vincoli di un palazzo storico ma si presta ad accogliere eventi di vario genere.
La porta d'acqua è di una tipologia del tutto inedita per la città, un segno totalmente e volutamente contemporaneo pur nel rispetto della tradizionale funzione. Così come l'attenzione particolare nella scelta dei materiali, come il pavimento in cemento con finitura artigianale in resina (Architop nuvolato).
COSIMO BALESTRI STUDIO - Agenti attivi di un'idea di meraviglia, Prato
foto: © Luca Ficini
Agenti attivi di un'idea di meraviglia è un albo - o forse un diario a posteriori, un quaderno di psicoterapia, la trascrizione di un sogno - che raccoglie i frammenti di un viaggio compiuto da Cosimo Balestri tra il 2014 e il 2020 nella sua città, Prato.
Un viaggio di 5000 km in 5 min, perché pur trovandoci a due passi dal centro storico, sembra di atterrare nella periferia di una città cinese.
Riguarda, infatti, tre interventi di rigenerazione urbana del quartiere cinese di Prato, ai quali ha partecipato come progettista e promotore: Associazione culturale chì-na, Piazza dell'Immaginario, Shelter n.1.
Tre interventi architettonici differenti, ma animanti dalle stesse intenzioni di fondo: riattivare e riqualificare porzioni di città rendendole inclusive, dinamiche, aperte, attraverso piccoli interventi puntuali di grande poesia.
CUSENZA+SALVO - Cave bianche hotel (ampliamento), Favignana
Il progetto ipogeo in ampliamento all'albergo Cave bianche hotel si colloca all'interno della più grande cava di calcarenite dell'isola di Favignana. Formalmente, il progetto nasce dal fascino esercitato dai cumuli di blocchi lapidei che formano architetture primordiali di grande semplicità e bellezza.
Basando lo studio compositivo dei volumi sul concept dei "blocchi dalle geometrie regolari sovrapposti", nello spazio della cava si instaurano relazioni armoniche con le preesistenze: per questo l'intervento progettuale non risulta massivo, ma integrato.
Il nuovo edificio è collocato all'interno di un bacino d'acqua dove si affacciano gli ambienti interni e dove gli ospiti della struttura possono interagire tra loro, sostando sulle piattaforme collocate a filo d'acqua e passeggiando sui solai del primo piano dove un "giardino bianco" realizzato con ghiaia e piante autoctone delimita i percorsi e le aree di sosta.
Una sorta di villaggio galleggiante. Un modello alternativo di ospitalità, dove due diverse tipologie abitative si relazionano tra di loro e con lo spazio esterno.
Grandi infissi si aprono verso l'alto assumendo la funzione di tettoie di protezione dal sole mentre le finestre basse a filo pavimento mettono a contatto gli ospiti con l'acqua ed il contesto.
DEDALO ARCHITETTI ASSOCIATI - Residenza Castello Borelli, Borghetto Santo Spirito (SV)
foto: © Lorenzo Morandi
Il progetto interessa una proprietà di circa 400.000 mq che si estende a partire dal mare fino ad arrivare alla vetta del monte Piccaro, un'area che riveste un ruolo significativo dal punto di vista paesistico e botanico.
Una riqualificazione che cerca un dialogo costante tra antico e passato, introducendo funzioni pubbliche e private (un albergo, la residenza, la piazza, il parco) per una rinnovata vitalità dell'area e della dimensione collettiva dello spazio di accesso.
Sulla base delle suggestioni ricavate dalla riflessione sulle profonde radici storiche del "borgo ligure" il progetto dell'arch. Ferrater propone, infatti, la realizzazione di una vera e propria piazza quale nuova centralità per le destinazioni introdotte dal progetto e luogo di esaltazione del loro equilibrio funzionale ed estetico. Ma anche di un nuovo edificio residenziale che osserva il mare e si confonde nel verde, attraverso la scomposizione di volumi "pieni" su una quinta tecnologica in dogato e vetro in antitesi ai muri merlati e alle torri del castello.
DESINNU STUDIO - Casa RS, Cala Gonone (NU)
foto: © Barbara Pau
In Sardegna, un appartamento da utilizzare per brevi periodi, per il quale la committenza ha richiesto una ristrutturazione integrale che, nonostante le dimensioni ridotte, prevedesse la conservazione di due camere da letto e il soggiorno indipendente dalla cucina.
Per questo lo spazio domestico è stato suddiviso in tre aree: la prima a Sud, che ospita il soggiorno-pranzo e duplica la dimensione della veranda esterna pergolata; la seconda a Nord che ospita la camera da letto principale e il bagno, e la terza, tra le due, articolata attorno ad un dispositivo dʼarredo in legno laccato che ospita cucina, armadiature e una libreria con scrivania e che nasconde un letto a ribalta.
A modulare dinamicamente questo gioco spaziale due elementi fondamentali: quattro porte scorrevoli a tutta altezza che limitano le tre aree e consentono differenti configurazioni, dando la possibilità di chiudere i diversi ambienti o lasciarli aperti open space. E il colore, un mattone tenue, che penetra dallʼesterno allʼinterno investendo pavimenti, soffitti, pareti e infissi.
DUNAMIS SRL - Cittadella dello Sport, L'Aquila
Immagini: © Mograph Studio
Il progetto nasce dall'esigenza del Comune di realizzare un impianto sportivo polivalente, cercando di recuperare - e rivitalizzare - l'area già urbanizzata del Progetto C.A.S.E. Roio1, nata con finalità emergenziali dopo il sisma del 2009, e contribuire a renderla parte del tessuto della città attraverso l'introduzione di quei servizi indispensabili a rendere vivo e vivibile un quartiere.
In linea con gli indirizzi previsti nel PNRR "Sport e Inclusione sociale", l'intervento mira a realizzare un luogo pubblico integrato con l'intento di potenziare le interazioni di carattere sociale e culturale.
Il nuovo volume, infatti, è plasmato in un corpo compatto, aperto verso valle e caratterizzato da un lungo shed che evidenzia all'esterno le tribune interne. I due ambienti principali sono caratterizzati da grande flessibilità d'uso e consentono lo svolgimento di numerose attività sportive.
FALCONI ARCHITETTURA - Studio Bandera @Crystal Palace, Brescia
L'obiettivo principale? progettare un ambiente lavorativo per le persone ed il loro benessere, attraverso design, luce, comfort e soluzioni innovative. Un progetto che prevede la risistemazione interna degli uffici e degli spazi di lavoro con finiture di pregio, partizioni trasparenti e spazi più consoni ad un modo di lavorare contemporaneo e flessibile.
Fortemente connesso con la preesistenza originale e con lo spirito del luogo, il progetto vuole recuperarne le proprietà intrinseche, riutilizzando le altezze originarie, la luce naturale, le proporzioni fuori scala, la caratteristica matericità della struttura portante e le finiture di pregio. Il risultato è un ufficio con un certo appeal cinematografico e chiari riferimenti al "periodo d'oro" dell'architettura del secolo scorso: i palazzi governativi a Brasilia di Niemeyer, certa architettura americana (Paul Rudolph, Louis Kahn) e ovviamente l'Italia degli anni dello sviluppo economico.
L'artista Felice Martinelli è l'autore di due opere, due altorilievi, che completano il progetto di interior: "Vertigini", all'ingresso dello studio e la monumentale "Tokyo e Dintorni" che decora la parete maggiore del vano scala.
GDPARCHITETTURA (Giuseppe di Prima) - Ri_modulare_Templi
foto: © Nanni Culotta
Il confronto con la storia è stato al centro del progetto di ristrutturazione per Villa Di Liberto, nella Piana dei Colli palermitana, residenza estiva nata nel XVIII secolo, sorta attorno all'antica Chiesa di San Lorenzo (XII sec.) non dedita al culto dagli inizi del '900.
Entrambe le architetture, casa e chiesa, conservano ancora l'impianto planimetrico originario: per questo il progetto ha cercato di recuperare le tracce della memoria senza però rinunciare a sviluppare linguaggi più consoni alle esigenze abitative contemporanee.
La chiesetta è stata convertita in spazio per la promozione di eventi socio-culturali legati al territorio, dove si riunisce un team di professionisti e soggetti istituzionali dediti alla elaborazione di un piano di rigenerazione dell'area Resuttana-San Lorenzo.
Qui sono stati adottati precisi 'escamotages' compositivi, tre dispositivi in legno, ferro e tessuto che governano e orientano lo spazio e i suoi diversi nuovi usi: il portone di accesso in ferro, una massa spessa e ambigua, che rallenta il passaggio di stato emozionale dal fuori al dentro.
Una quinta mobile, asimmetrica rispetto all'asse di rotazione, pronta a disporsi in posizione utile a nascondere o disvelare l'intera aula. E un telaio longitudinale, ritmato in ferro e tessuto, che indica il nuovo orientamento, contiene uno schermo e le tecnologie audio video.
GIUSEPPE TODARO ARCHITECT - Studio di Logopedia, Erice (TP)
foto: © Santo Eduardo Di Miceli
Un rettangolo seminterrato per più del 50% del perimetro: questa la principale difficoltà progettuale, gestire nel miglior modo possibile una composizione spaziale che definisca chiaramente il rapporto fra percorso/stanzialità, integrando i servizi e giocando con la luce artificiale e naturale, catturata su meno di due lati.
Una parete spezzata - che dalla hall si sviluppa in profondità definendo una promenade, una direzione prospettica - definisce l'approccio compositivo, partendo dalla piccola piazza d'ingresso fino ai vari ambienti per la logopedia che si aprono via via, fino alla sala polifunzionale. Quest'ultima, attraverso il diverso modo di assemblare tavoli e sedie, può diventare sala conferenze, sala riunioni e sala per trattamenti individuali attraverso computer disposti lungo le pareti.
La scatola viene frammentata utilizzando un gioco non solo cromatico (con l'oro) ma anche materico/percettivo dove tutti gli elementi progettati diventano sistema.
ITINERA STUDIO ASSOCIATO - Casa IDDA, Noto (SR)
foto: © Salvatore Gozzo
Un lotto di terra nel territorio di Noto e l'idea di realizzare una casa vacanze per la famiglia di 5 componenti + ospiti. Eppure, il committente milanese, quel terreno non l'aveva neanche visto, chiedendo all'architetto di farlo al posto suo. "Sono andato sui luoghi e sono rimasto da solo, in silenzio ad ascoltare: terreno a digradare con una superba vista che in lontananza si perde sulla riserva di Vendicari e il suo mare. Nel lotto, un giardino di limoni un po' trascurato e, sparsi, alcuni ulivi centenari. La vista fu quello che mi colpì. Pensai subito che mi sarebbe piaciuto che gli spazi esterni entrassero dentro l'abitazione e che il volume della casa non avrebbe dovuto chiudere la vista verso il mare. Anzi, un asse pedonale la avrebbe attraversata guidando la vista a non fermarsi, per andare oltre."
Il risultato è un'architettura essenziale, minimale, che usa il quadrato come geometria compositiva, dove ogni cosa è studiata nei minimi particolari: le proporzioni, gli allineamenti, le viste prospettiche e i punti di fuga. Come la lunga piscina a sfioro, che, correndo parallela alla casa, si perde nella vastità della costa.
LAMATILDE - Interni impossibili mix, Torino
L'approccio al progetto dello studio torinese è da sempre orientato alla narrazione: concepire, cioè, lo spazio e l'architettura stessa come strumento narrativo per far vivere alle persone un'esperienza aumentata.
A partire da questo approccio, il quaderno di "Interni possibili" realizzato per la mostra Nuove Normalità rappresenta un esercizio di possibilità intorno al concetto di paesaggio interno immaginato, una pratica di progettazione "non necessaria" per esaltare l'immenso ventaglio di potenzialità che essa consente.
Quando si progetta uno spazio, infatti si apre la strada allo sviluppo di diversi immaginari e narrazioni possibili, che continuano a evolversi e vivere di vita propria, imboccando vie inaspettate fino a quando l'intervento del progettista ne individua una, da realizzare e raccontare concretamente attraverso forme, materiali e colori.
Concepito proprio come se fosse un'architettura in carta, il quaderno gioca con il filtro visivo della finestra, elemento che svela senza mostrare, stimolando la fantasia di chi osserva, per costruire dei paesaggi ipotetici, degli interni immaginati che rappresentano i primi accenni di spazi ancora da progettare in questo, o in altri mondi possibili.
LORELLA FULGENZI ARCH O+ - Divorzio all'italiana (interior), Roma
foto: © Costantino Di Domenico
"Divorzio all'italiana" è una casa 'aperta' che nel tempo subirà varie trasformazioni.
Siamo a Roma, nel Quartiere Trieste, ed il progetto ha riguardato la ristrutturazione di una abitazione da adibire a casa e studio. Il fine era, da subito, definire uno spazio dinamico per un abitare che può cambiare, senza per questo rinunciare ad una forte caratterizzazione progettuale.
Un segno curvo delinea tutto lo sviluppo longitudinale della casa, strutturando l'organizzazione funzionale e spaziale dopo aver liberato il suo perimetro. Al di qua della curva uno spazio emotivo ed empatico, luogo della socialità e dell'incontro, al di là della curva, l'intimo abitare, uno spazio più introspettivo che si sviluppa in modo seriale ed ortogonale.
MPA MORENO PIVETTI ARCHITETTURE - Greenbelt Factory, Ferrara
foto: © Moreno Pivetti
'Un lavorar felice nella natura'. Greenbelt Factory è un insediamento produttivo biosostenibile nella campagna emiliana, riabilitato da Moreno Pivetti dopo essere stato compromesso da un doppio sisma nel 2012. E con esso quegli spazi di pertinenza, fatti di orti e giardini interstiziali, che relazionano gli edifici al paesaggio. Il nuovo insediamento è stato ridisegnato con il proposito di ricucire il rapporto dialettico tra costruito e natura.
I fronti degli edifici si smaterializzano incorporando l'orizzonte, dove una 'galleria agricola' coltivata s'incunea tra i corpi di fabbrica e traguarda il paesaggio, moltiplicandone i piani percettivi. Così, l'insediamento è inciso sull'asse mediano da un cannocchiale visivo verso la campagna.
La riflessione sul tema dell'orto-giardino da vita a complesse articolazioni spaziali. Ritorna, in forma tesa ed evocativa, il tema degli spazi segreti, introversi, pensati per la sosta, corti interne coltivate ad orto ed animate da piante autoctone come lavanda, edera, rosmarino.
NATOFFICE - Sculpture Atelier Galliani, Montecchio Emilia (RE)
foto: © Filippo Poli
Per Michelangelo Galliani, scultore e professore all'Accademia di Belle Arti di Urbino, Christian Gasparini ha realizzato il laboratorio studio e atelier, nel quale lavorare quotidianamente all'aperto e ospitare strumenti e attrezzi, opere ed eventuali collaboratori.
Uno spazio minimale, aperto, connesso all'esistente casa per dimensioni e proporzioni, che utilizza la luce naturale come fonte di ombra per le sculture e come fonte di luce per il pensiero delle stesse. Una struttura costituita da un sistema di portali reiterati e ravvicinati, capaci di dare ritmo e partizione a una grande navata a doppia altezza, tutta opaca nel piano di lavoro e tutta illuminata nel suo doppio livello verso il parco.
Il legno, i suoi controventi e i dettagli di ancoraggio delineano l'esterno del volume in modo omogeneo estendendosi fino al grande porticato non coperto di ingresso, un sorta di diaframma per appoggiare e collocare le grandi lastre che arrivano dalle cave.
Sul retro l'estensione della struttura da chiusa si fa aperta, coperta e scoperta, per costituire una mediazione con la casa e gli spazi più importanti di lavoro: quello protetto del portico e quello completamente aperto, una superficie di cemento in cui le azioni dello scultore formano la materia.
natoffice.it | ne avevamo parlato qui
OBERTI+OBERTI - Giardino del Ricordo, Buccinasco
Il Giardino del Ricordo è un progetto che indaga i temi di vita, morte, di al-di-là e al-di-qua; che cerca di mettere in connessione due mondi in un gioco d'equilibrio degli opposti. Là dove la nascita e la morte sono due date certe, il tempo, infatti, è un continuum.
All'interno della mostra Nuove normalità: Spazi, Architettura, Persone, il progetto analizza il tema correndo sul doppio binario dell'esperienza sensibile da un lato e della sfera metafisica dall'altro, gettando uno sguardo su una prospettiva più ampia e universale. Non si ferma quindi all'ambito della vita terrena, ma esplora e suggerisce una possibile dimensione vitale anche dopo il decorso dell'esistenza così come la conosciamo.
Il Giardino del Ricordo è un luogo di domande, giardino dei pensieri, ambito di proiezione dei sentimenti verso rapporti umani ancora percepibili a chi resta, anche se non manifesti; è un ambiente fatto da legami che si intrecciano, alcuni avvertibili altri intelligibili: le radici, il ricordo, il pensiero che immagina il futuro perdendosi nel cielo.
Tre dimensioni che si riflettono in un gesto architettonico di sovrapposizione di tre griglie, generando una costellazione di segni adagiati sul manto erboso.
OFFICINAMEME - Darsena Pop - Up, Ravenna Darsena
foto: © Officina Meme Architetti
Pop Up è stato un intervento (2016-2024) di attivazione sociale, fortemente legato all'identità portuale di Ravenna; il primo esempio di riuso temporaneo in area libera (privata) e di progettazione incrementale, che lavora sul tempo intermedio come unità di misura della riattivazione, scandita da fasi progressive.
È un processo pilota per i riusi temporanei, nato con l'intenzione di continuare il percorso di riqualificazione della Darsena di città, promosso dall'Associazione culturale Naviga in Darsena. Finalizzato alla creazione di un nuovo comparto sportivo-ricreativo a servizio della collettività, si basa su tre principi fondamentali: socialità, innovazione e sostenibilità.
L'obiettivo? Creare una nuova polarità di servizi alla città, un'intersezione tra il centro di Ravenna e la sua Darsena, su un'area libera di circa 4000 metri quadri lungo la banchina del Canale Candiano, con spazi per attività sportive, culturali e per il tempo libero, costruiti utilizzando moduli shipping container trasformati e assemblati.
Nel giro di due anni Darsena Pop Up è diventato un nuovo polo per la città e per i cittadini, trasformando la percezione del luogo, che da vuoto e dismesso è diventato attrattivo, e generando un innesco per la trasformazione delle aree adiacenti, grazie all'interesse sempre crescente di altri imprenditori e della comunità.
SARDELLINI MARASCA ARCHITETTI - Istituto Zooprofilattico, Ancona
foto: © Salvatore Gozzo
Dopo aver demolito parte della sede storica, il nuovo edificio - 2285 mq di laboratori chimici, uffici, sale convegni e formazione - è pensato come un grande volume allungato che nel lato corto si allaccia alla sede attuale mentre dall'altro si adagia sulla collina, integrandosi nel paesaggio.
Organizzato su due livelli, l'Istituto, negando la scontata distribuzione corridoio/stanze, è articolato con una molteplicità di percorsi che permettono una fruibilità diversificata dei flussi e relazioni visive continue con gli spazi esterni.
La percezione d'insieme è completamente trasformata: la facciata del nuovo edificio è scandita da una serie di elementi frangisole verticali in larice lamellare che creano una sorta di filtro in continuità con l'ampliamento. Ma, al contempo, mettono l'istituto Zooprofilattico - che si occupa di igiene e sanità pubblica veterinaria oltre che di controllo del sistema produttivo agro-alimentare - in rapporto con la natura e con gli elementi che la costituiscono.
L'uso massivo del legno e dei frangisole, insieme ad altri accorgimenti tecnici su materiali e impianti, conducono alla riduzione del fabbisogno energetico ben oltre le richieste delle normative attuali, consentendo di avere una certificazione energetica (A4) ed essere un edificio nZEB (nearly Zero Energy Building).
SSA SIMONE SUBISSATI ARCHITECTS - Casa di Confine, Polverigi (AN)
L'edificio, una casa privata di campagna, ragiona su un tema squisitamente disciplinare: quello del confine e dell'attraversamento. Il corpo lungo e compatto, che permette la visione simultanea da ogni spazio interno sui due versanti del crinale, è infatti un confine, la soglia da attraversare.
Immaginata da Simone Subissati come un'ibridazione tra la tradizionale architettura rurale marchigiana e le sperimentazioni delle neoavanguardie Radicali fiorentine, la Casa di Confine ricerca il proprio principio nel passato ma non considera la storia come lineare, favorendo la proliferazione di relazioni e interconnessioni.
Da qui nascono una serie di spazi, di dispositivi, non riconducibili a una singola funzione ma aperti a nuove ipotesi di fruizione e benessere.
Il piano terra è un blocco tagliato, rivestito in ferro verniciato con un primer antiruggine. Il piano primo (notte), come sospeso, è composto da una parte più intima e da uno spazio ibrido tra interno ed esterno, realizzato con una membrana microforata pre-tensionata. Il progetto è concettualmente un ecotono - in ecologia, lo spazio intermedio fra due ecosistemi limitrofi - in grado di giocare un ruolo di transizione tra l'area residenziale e lo spazio produttivo agricolo.
Una casa privata come sistema ambientale.
STARTT - remix! Roma, Pesaro, Venezia, Parigi
Lo studio romano fondato da Simone Capra ha inteso la mostra Nuove Normalità come l'occasione per mettere a sistema progetti - anche molto diversi tra loro - che ruotano intorno al tema delle relazioni sociali e dell'interazione delle persone con l'architettura che le circonda.
Le pagine del book contengono, infatti, immagini e disegni che illustrano come questa sia pensata nel suo uso sociale e poi effettivamente utilizzata dalle persone. Anche il design del quaderno è stato deciso pensando a un 'classico' cahier di architettura che contiene tutte le fasi del progetto, dallo schizzo alle fotografie finali.
Un quaderno di appunti, in formato tascabile, immaginato per essere sfogliato agilmente e portato con sé.
(da sinistra) 1. Whatami, Museo Maxxi Roma, 2011 (Foto di Trevor Pat) 2. Flexi, Piccolo del Tetro Rossini Comune di Pesaro, 2017-2023 (Foto Instagram @hangarfest_pesaro) 3. il Fantasma del Nolli, 14esima Biennale di Architettura di Venezia, 2014 (Foto di Gabriele Lungarella) 4. Le figure mostruose e le figure invisibili, Istituto italiano di Cultura a Parigi, 2013 (Foto Instagram @iicparigi)
STUDIO COMOGLIO ARCHITETTI - Arsenale della Pace ( SERMIG), Torino
Nata nel 1580 come fabbrica di polveri da sparo, nel 1852, per volere del re Vittorio Emanuele II, la struttura viene trasformata in "Arsenale delle costruzioni di Artiglieria di Torino", la prima fabbrica di armamenti della storia italiana.
Disposta su un'area complessiva di 45mila metri quadri, conosce un rapido sviluppo durante gli anni della prima guerra mondiale, per poi essere dismessa definitivamente in quanto molto danneggiata al termine del secondo conflitto mondiale.
Nel 1983 i suoi ruderi vengono affidati al Sermig - un'associazione di volontariato giovanile - che decide di farne una 'casa di Pace', intraprendendo la progressiva riqualificazione dei padiglioni dismessi e recuperandone gli spazi per metterli a servizio di attività socio-assistenziali ed educative.
Il complesso si articola in un insieme di fabbricati differenti ma interconnessi esternamente, sui quali sono stati effettuati singoli interventi di recupero e valorizzazione, che, oltre ad essere stati realizzati in momenti successivi, hanno previsto approcci specifici che si confrontavano di volta in volta con le peculiarità di ciascun manufatto.
Oggi gli ambienti si distinguono in spazi collettivi destinati all'accoglienza - come la mensa sociale con la cucina, la scuola dell'infanzia, i laboratori per le attività formative ed educative - e spazi dedicati invece al raccoglimento personale e alla preghiera, come la Cappella, la Chiesa, le corti interne e la biblioteca. Nel 2021 gli spazi dell'Arsenale della Pace sono stati completati con la realizzazione di un Palazzetto sportivo.
TRAVERSO VIGHY ARCHITETTI - Salvagnini Campus, Sarego (VI)
Luogo di formazione e ricerca internazionale, il Campus è un progetto di rigenerazione industriale completato nel 2020 da Giovanni Traverso e Paola Vighy - founder dell'omonimo studio-laboratorio interdisciplinare fondato a Vicenza nel 1996 - che trae energia e valore della ricucitura ambientale e sociale con il proprio territorio. Un insieme di nuovi edifici solari trasparenti al paesaggio circostante, pensati per massimizzare la qualità dell'esperienza di chi lavora e di chi visita l'azienda.
Il Campus è infatti parte di un più esteso progetto dell'area direzionale Salvagnini, dove nuovi edifici multipiano riorganizzano il lay-out aziendale con diminuzione delle superfici coperte a favore di maggiori spazi verdi.
Un metodo di progettazione e costruzione digitale e "leggero", che unito all'uso di materiali tradizionali quali acciaio, legno, vetro, legano l'intervento ai concetti di economia di risorse, sostenibilità e futura reversibilità.
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