Il materiale maggiormente abusato nell'architettura del ventesimo
secolo è stato il calcestruzzo. I pannelli rettangolari vuoti
in calcestruzzo grezzo aboliscono la ricchezza delle superfici,
perdendo, così, la naturale struttura presente nei materiali
naturali quali la pietra ed il legno. Il calcestruzzo ha una superficie
poco gradevole, ma notevoli proprietà plastiche. Gli architetti,
in tal modo, hanno fatto degli sforzi per produrre grandi pannelli
quadrati di calcestruzzo, che da allora sono usati come moduli nelle
costruzioni. Questa pratica ha poco significato per un materiale
che è la quintessenza della versatilità. Il calcestruzzo
può essere usato per le più svariate figure e formati
richiesti, e tali realizzazioni possono essere eseguite su o fuori
il luogo di costruzione; allora, perchè lo si trasforma e
lo si usa sopratutto in moduli? E perchè usare rigorosamente
quei piani rettangolari? La ragione è che un'enorme immagine
di grandi pannelli quadrati è incisa nella memoria collettiva
degli architetti del ventesimo secolo, i quali la riproducono sensa
pensare.
È in questo intenzionale e deliberato intento di rifiuto
verso quelli che sono i bisogni umani e il loro collegamento sensoriale
alle superfici architettoniche, che il fondamentalismo geometrico
rivela chiaramente i suoi obiettivi. Rimuovendo il colore e la struttura
dall'ambiente costruito per lasciare esposte brutali superfici in
calcestruzzo grezzo (seguendo Le Corbusier ) si negano due dei sensi
umani: percezione del colore e tatto. Due altri sensi, udito ed
olfatto, sono assaliti quando il calcestruzzo è usato in
pareti interne. Poiché il calcestruzzo è acusticamente
"duro", produce un eco sgradevole se confrontato con quello,
certamente più piacevole, dai materiali acusticamente più
morbidi, quali possono essere il legno o l'intonaco di calce. In
più, le superfici di calcestruzzo grezze tendono a rilasciare
polvere con il tempo ed ha non soltanto un odore sgradevole, ma
rappresenta anche un rischio per le funzioni respiratorie. I Romani,
che furono i primi ad usare estesamente il calcestruzzo come materiale
da costruzione, non lo hanno mai lasciato a faccia vista nelle grandi
superfici esposte.
Questa ingannevole insistenza per le superfici senza alcun significato
informativo è legata ad altre idee quali la modularità.
Il disegno modulare accoppiato con l'omogeneizzazione si è
transformato in una espressione visiva del fondamentalismo geometrico
nei nostri periodi. Tutto ciò non ha niente a che fare con
i benefici commerciali della produzione modulare. La costruzione
modulare che impiega i pannelli rettangolari vuoti è semplicemente
conformata come una mascherina visiva del disegno. Uno spostamento
profondo ed ampio si è presentato quando gli architetti hanno
smesso ad usare moduli complessi all'interno di un sistema di disegno
libero, e hanno cominciato il montaggio di componenti vuoti in una
griglia modulare rettangolare.
Le costruzioni belle del passato sono state create per mezzo di
moduli architettonici pienamente complessi e dettagliati. Mille
anni di architettura islamica hanno contato sulle mattonelle di
ceramica modulari per i loro più gloriosi effetti. Tali moduli
sono essi stessi internamente complessi, e servono a generare una
ordinata complessità sopra una grande superficie. Il diciannovesimo
secolo ha visto la produzione in massa di complessi pannelli decorativi
e di elementi architettonici, come quelli usati dall'architetto
francese Hector Guimard per la realizzazione dei componenti per
le entrate della stazione della Metro di Parigi. L'International
Style, tuttavia, ha insistito sull'uso di grandi moduli vuoti così
da eliminare tutte le informazioni sulla struttura. In tal modo,
il modulo più grande è quello migliore.
L'omogeneizzazione crea una superficie continua che è poi
percepita come singola unità. Essa realizza questa omogeneizzazione
travestendo e ricoprendo il più possibile i moduli angolari.
Con i mattoni, questo effetto è ottenuto minimizzando la
larghezza della muratura e scegliendo i relativi colori e consistenze
in modo da mescolarsi con il materiale del mattone. Il risultato
è una muratura legata preferita dai modernisti durante il
tardo periodo del ventesimo secolo; una parete in mattoni ma fatta
per assomigliare ad un singolo unico materiale. L'erezione di pareti
ossessivamente liscie ed omogenee sono una negazione della libertà
creativa legata all'uso di piccole unità. L'omogeneità
modernista è l'opposto dell'intenzionale contrasto cromatico
fra i mattoni e la più vecchia muratura tradizionale, dove
anche lo spessore della muratura è paragonabile alla larghezza
del mattone in sé.
Nei lavori in muratura, l'effetto di omogeneità è
realizzato nascondendo gli interspazi fra una pietra e l'altra.
Le pietre rettangolari lisce sono organizzate su una superficie
piana con i loro bordi che si toccano, senza che siano mostrate
le connessioni tra i vari elementi. Ciò produce una continuità
nella superficie della pietra, la quale è visibile soltanto
attraverso la sua lunghezza. Un effetto simile è ottenuto
con i pannelli di vetro. Diversamente dalle lastre di pietra, il
vetro come materiale da costruzione deve essere sostenuto attraverso
i relativi bordi e non attraverso la propria superficie interna.
Ciò nondimeno, si realizzano enormi pannelli di vetro in
rapporto alla intrinseca resistenza del materiale, con una minima
struttura di supporto. L'effetto voluto è una parete continua
di vetro. Altri materiali sono trattati allo stesso modo operando
una rimozione delle informazioni. In molte recenti costruzioni,
come il museo Guggenheim a Bilbao, la superficie curvata è
ancora trattata come una unità continua di fogli metallici.
|